Malga Fossetta 10.06.2018

  • Ore 6.10 del mattino, mi risveglio col pensiero rivolto a ció che mi aspetta piú tardi. Ormai é da
    giorni che sono in trepida attesa e finalmente ci siamo.
    Faccio una colazione leggera e finisco di preparare lo zaino.
    Prima di partire per il punto di ritrovo passo a casa del mio caro amico, nonché compagno di corso,
    Marco. Lo trovo ad aspettarmi, puntuale come sempre. Non perdiamo altro tempo e ci dirigiamo
    verso Caltrano: per quest’oggi é stato deciso di ritrovarsi in un bar lungo la strada.
    Arriviamo verso le 7:30 e troviamo subito Massimo, l’organizzatore della gita, ad aspettarci seduto
    ad uno dei tavoli. Finché aspettiamo l’arrivo di tutti parliamo per lo piú di cosa ci aspetta in
    giornata, condividiamio le esperienze fatte in settimana e giá iniziamo a discutere quali altre grotte
    visitare successivamente. Nell’attesa approfitto del tempo per mangiare una brioche calda e bere un
    caffé, un po’ di energia in piú da sfruttare in grotta!
    Ore 7:45, il gruppo é ormai al completo, riuniamo tutte le attrezzature e partiamo. Manca solo una
    persona all’appello: Strappi, del gruppo speleologico di Bassano. Facciamo quindi l’ultima tappa in
    piazza a Gallio, dove lo troviamo ad aspettarci.
    Lungo la strada per la Malga ci imbattiamo in una transumanza che ha prodotto una lunga colonna
    di auto, ma noi non ci facciamo demoralizzare, anzi é il momento buono per parlare delle grotte
    della zona. E cosí Carlo ha modo di raccontarci di varie conformazioni carsiche presenti in
    Altopiano. Parla del fangoso Giaco, dell’acquosa ed enorme Bigonda, del profondo e complicato
    Peró e di altre cavitá di cui non ricordo i nomi. Arrivamo cosí in vista di Malga Fossetta,
    parcheggiamo e iniziamo subito l’avvicinamento, ci aspetta un tranquillo sentiero semipianeggiante
    all’ombra di pini e larici. Dopo una ventina di minuti, allo scoregere di un tubo di metallo verde alto
    alcuni metri, capiamo di essere arrivati: é l’entrata invernale della grotta, che consente l’ingresso
    anche quando la neve supera alcuni metri.
    Ci vestiamo e controlliamo l’attrezzatura, nessun attrezzo manca all’appello. L’orologio indica le
    10:30 e noi siamo pronti per scendere! L’ingresso dell’abisso ha origine in una fessura ampia poco
    piú di mezzo metro, che si restringe pian piano fino a una decina di metri di profonditá, da qui si
    allarga e consente un’agevole discesa fino al fondo.
    Mi calo per secondo, in breve tempo l’entusiasmo si tramuta in concentrazione: sento la corda
    scorrere lungo la mano, il fresco della grotta, l’umiditá della roccia su cui mi appoggio, tutte
    sesazioni ormai familiari. Tocco il fondo e do il “Libera!”. Mi guardo attorno: siamo giunti in un
    ampio salone a volta bassa, il pavimento é disseminato di grandi massi e subito il freddo si fa
    sentire, qui restare fermi é proibitivo, la temperatura della grotta si attesta sui 4/5°C. Dato il freddo,
    dopo un po’, decidiamo di avanzare senza aspettare l’arrivo di tutti.
    Scendiamo con scorrevolezza grazie agli armi ben fatti che ci lasciano anche il tempo di gustarci la
    grotta.
    Arriviamo alla via del Pistacchio in due ore e mezza abbondanti. A questo punto é giunta l’ora di
    fare una pausa e (perché no?) di una partita a briscola [Ade e Massimo quasi fanno capotto contro
    Marco e Carlo] finché aspettiamo che tutti ci raggiungano. Come di consueto in questi momenti
    goliardici lo spirito di condivisione tra speleo si fa vedere, tutti hanno qualcosa da offrire, tra
    barrette, dolciumi e snacks, per non parlare dei cubetti di formaggio grana (fantastici.Grazie
    Paola!). A questo punto siamo intorno a -300m di profonditá, nonstante la pancia sia piena e il
    morale alto, la stanchezza si fa sentire per alcuni, che decidono di uscire. Per me e altri cinque non
    é ancora giunta l’ora di tornare indietro, la grotta chiama e la voglia di scendere é tanta! Senza
    indugio cominciamo la Via del Pistacchio, nel susseguirsi di pozzi e pozzetti che la caratterizzano.
    Dopo una mezz’ora buona arriviamo sul ciglio di un pozzo di discreta profonditá, non sappiamo di
    preciso quanto giú siamo scesi, probabilmente intorno ai -350m (c’é chi dice -400, mah!). Purtroppo
    ormai l’orologio segna le 14:00 passate e a malincuore decidiamo che anche per noi é arrivato il
    momento di girare i tacchi e incominciare la risalita.
  • Miguel e Ade da bravi speleo quali sono si prendono l’onere di rimuovere un vecchio cavo del
    telefono in disuso e fare cosí un po’ di pulizia, compito non esattamente facile che impegna tempo
    ed energie. Noialtri invece iniziamo a risalire, con traquillitá ma costanza. Torniamo alla base
    dell’Anastomosi, poi su per il Mandrillo alla fine del quale ci infiliamo in un meandro che conduce
    sul Pozzo X. La risalita non si dimostra difficile, come la discesa del resto. Aggancio il croll,
    saltello un po’ per mettere in tiro la corda, aggancio la maniglia, sistemo i piedi sul pedale e
    comincio a pedalare. Su la maniglia, giú i piedi, su la maniglia, giú i piedi, su la maniglia, giú i
    piedi. Guardo in su: il frazionamento sará a una ventina di metri, effetivamente saró salito di un
    metro e mezzo e di pedalate da fare ce ne sono ancora molte. Per nulla demoralizzato mi ci metto di
    impegno e in qualche minuto raggiungo il frazionamento. Ormai la manovra é di routine: aggancio
    la longe, mi tiro su sganciando cosí il croll dalla corda e mi attacco sull’altra, recupero un po’ di
    corda, sposto la maniglia e in un paio di pedalate posso sganciare la longe. Siamo alle solite, il
    prossimo frazionamento é nuovamente a venti metri di distanza.
    Il bello del risalire é che la grotta te la gusti per forza, c’é tempo di guardarsi in torno prendendo un
    po’ di fiato. Osservo le piccole cascatelle d’acqua che sgorgano dalla sommitá del pozzo, ne ascolto
    il suono tranquillizzante. La grotta puó incutere timore se presa dal lato sbagliato, ma quando si
    inizia a viverla diventa un’insegnante di vita. Pensare al bello che ci circonda, a penzoloni, a metá di
    un pozzo da 54m non ha prezzo.
    Tornando a noi, dopo un attimo di pausa riflessiva riprendo la salita che mi porterá a superare
    ancora qualche meandro e alcuni pozzi.
    Quando raggiungo il salone di accesso iniziale sono passate le 17:00, tutto sommato é stata una
    risalita veloce! Finché aspetto il mio turno per risalire penso alla giornata e provo un grande senso
    di soddisfazione, é stata proprio un’uscita fantastica. Il mio turno per salire si avvicina, Carlo é
    passato e Marco comincia a salire ora, peccato che il freddo si fa giá sentire, batto le mani e cerco di
    scaldarmi un po’. Per fortuna ormai é il mio turno per risalire. Non appena sento il libera scatto in
    piedi e inizio ad arrampicare finché posso, cosí mi scaldo un po’, poi su i bloccanti e giú a pedalare.
    In un attimo sento il tepore dell’aria aperta e le voci dei compagni su in cima. Passo il
    frazionamento, mi tiro su in qualche modo e sono di nuovo in piedi, stacco i bloccanti e mi
    sgranchisco un po’. Arrivato!
    Sento Paola dirmi: “E non é neanche stanco!”. In veritá la stanchezza si fa sentire eccome ma la
    gioia di essere usciti e la soddisfazione che provo eclissa tutta la fatica.
    Davide Lotto