Ago 26 2018
Malga Fossetta 10.06.2018
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Ore 6.10 del mattino, mi risveglio col pensiero rivolto a ció che mi aspetta piú tardi. Ormai é dagiorni che sono in trepida attesa e finalmente ci siamo.Faccio una colazione leggera e finisco di preparare lo zaino.Prima di partire per il punto di ritrovo passo a casa del mio caro amico, nonché compagno di corso,Marco. Lo trovo ad aspettarmi, puntuale come sempre. Non perdiamo altro tempo e ci dirigiamoverso Caltrano: per quest’oggi é stato deciso di ritrovarsi in un bar lungo la strada.Arriviamo verso le 7:30 e troviamo subito Massimo, l’organizzatore della gita, ad aspettarci sedutoad uno dei tavoli. Finché aspettiamo l’arrivo di tutti parliamo per lo piú di cosa ci aspetta ingiornata, condividiamio le esperienze fatte in settimana e giá iniziamo a discutere quali altre grottevisitare successivamente. Nell’attesa approfitto del tempo per mangiare una brioche calda e bere unOre 7:45, il gruppo é ormai al completo, riuniamo tutte le attrezzature e partiamo. Manca solo unapersona all’appello: Strappi, del gruppo speleologico di Bassano. Facciamo quindi l’ultima tappa inpiazza a Gallio, dove lo troviamo ad aspettarci.Lungo la strada per la Malga ci imbattiamo in una transumanza che ha prodotto una lunga colonnadi auto, ma noi non ci facciamo demoralizzare, anzi é il momento buono per parlare delle grottedella zona. E cosí Carlo ha modo di raccontarci di varie conformazioni carsiche presenti inAltopiano. Parla del fangoso Giaco, dell’acquosa ed enorme Bigonda, del profondo e complicatoPeró e di altre cavitá di cui non ricordo i nomi. Arrivamo cosí in vista di Malga Fossetta,parcheggiamo e iniziamo subito l’avvicinamento, ci aspetta un tranquillo sentiero semipianeggianteall’ombra di pini e larici. Dopo una ventina di minuti, allo scoregere di un tubo di metallo verde altoalcuni metri, capiamo di essere arrivati: é l’entrata invernale della grotta, che consente l’ingressoanche quando la neve supera alcuni metri.Ci vestiamo e controlliamo l’attrezzatura, nessun attrezzo manca all’appello. L’orologio indica le10:30 e noi siamo pronti per scendere! L’ingresso dell’abisso ha origine in una fessura ampia pocopiú di mezzo metro, che si restringe pian piano fino a una decina di metri di profonditá, da qui siallarga e consente un’agevole discesa fino al fondo.Mi calo per secondo, in breve tempo l’entusiasmo si tramuta in concentrazione: sento la cordascorrere lungo la mano, il fresco della grotta, l’umiditá della roccia su cui mi appoggio, tuttesesazioni ormai familiari. Tocco il fondo e do il “Libera!”. Mi guardo attorno: siamo giunti in unampio salone a volta bassa, il pavimento é disseminato di grandi massi e subito il freddo si fasentire, qui restare fermi é proibitivo, la temperatura della grotta si attesta sui 4/5°C. Dato il freddo,dopo un po’, decidiamo di avanzare senza aspettare l’arrivo di tutti.Scendiamo con scorrevolezza grazie agli armi ben fatti che ci lasciano anche il tempo di gustarci lagrotta.Arriviamo alla via del Pistacchio in due ore e mezza abbondanti. A questo punto é giunta l’ora difare una pausa e (perché no?) di una partita a briscola [Ade e Massimo quasi fanno capotto controgoliardici lo spirito di condivisione tra speleo si fa vedere, tutti hanno qualcosa da offrire, trabarrette, dolciumi e snacks, per non parlare dei cubetti di formaggio grana (fantastici.GraziePaola!). A questo punto siamo intorno a -300m di profonditá, nonstante la pancia sia piena e ilmorale alto, la stanchezza si fa sentire per alcuni, che decidono di uscire. Per me e altri cinque noné ancora giunta l’ora di tornare indietro, la grotta chiama e la voglia di scendere é tanta! Senzaindugio cominciamo la Via del Pistacchio, nel susseguirsi di pozzi e pozzetti che la caratterizzano.Dopo una mezz’ora buona arriviamo sul ciglio di un pozzo di discreta profonditá, non sappiamo dipreciso quanto giú siamo scesi, probabilmente intorno ai -350m (c’é chi dice -400, mah!). Purtroppoormai l’orologio segna le 14:00 passate e a malincuore decidiamo che anche per noi é arrivato ilmomento di girare i tacchi e incominciare la risalita.
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Miguel e Ade da bravi speleo quali sono si prendono l’onere di rimuovere un vecchio cavo deltelefono in disuso e fare cosí un po’ di pulizia, compito non esattamente facile che impegna tempoed energie. Noialtri invece iniziamo a risalire, con traquillitá ma costanza. Torniamo alla basedell’Anastomosi, poi su per il Mandrillo alla fine del quale ci infiliamo in un meandro che conducesul Pozzo X. La risalita non si dimostra difficile, come la discesa del resto. Aggancio il croll,saltello un po’ per mettere in tiro la corda, aggancio la maniglia, sistemo i piedi sul pedale ecomincio a pedalare. Su la maniglia, giú i piedi, su la maniglia, giú i piedi, su la maniglia, giú ipiedi. Guardo in su: il frazionamento sará a una ventina di metri, effetivamente saró salito di unmetro e mezzo e di pedalate da fare ce ne sono ancora molte. Per nulla demoralizzato mi ci metto diimpegno e in qualche minuto raggiungo il frazionamento. Ormai la manovra é di routine: agganciola longe, mi tiro su sganciando cosí il croll dalla corda e mi attacco sull’altra, recupero un po’ diprossimo frazionamento é nuovamente a venti metri di distanza.Il bello del risalire é che la grotta te la gusti per forza, c’é tempo di guardarsi in torno prendendo unpo’ di fiato. Osservo le piccole cascatelle d’acqua che sgorgano dalla sommitá del pozzo, ne ascoltoil suono tranquillizzante. La grotta puó incutere timore se presa dal lato sbagliato, ma quando siinizia a viverla diventa un’insegnante di vita. Pensare al bello che ci circonda, a penzoloni, a metá diun pozzo da 54m non ha prezzo.Tornando a noi, dopo un attimo di pausa riflessiva riprendo la salita che mi porterá a superareancora qualche meandro e alcuni pozzi.Quando raggiungo il salone di accesso iniziale sono passate le 17:00, tutto sommato é stata unarisalita veloce! Finché aspetto il mio turno per risalire penso alla giornata e provo un grande sensodi soddisfazione, é stata proprio un’uscita fantastica. Il mio turno per salire si avvicina, Carlo épassato e Marco comincia a salire ora, peccato che il freddo si fa giá sentire, batto le mani e cerco discaldarmi un po’. Per fortuna ormai é il mio turno per risalire. Non appena sento il libera scatto inpiedi e inizio ad arrampicare finché posso, cosí mi scaldo un po’, poi su i bloccanti e giú a pedalare.In un attimo sento il tepore dell’aria aperta e le voci dei compagni su in cima. Passo ilfrazionamento, mi tiro su in qualche modo e sono di nuovo in piedi, stacco i bloccanti e misgranchisco un po’. Arrivato!Sento Paola dirmi: “E non é neanche stanco!”. In veritá la stanchezza si fa sentire eccome ma lagioia di essere usciti e la soddisfazione che provo eclissa tutta la fatica.Davide Lotto