Abisso del Nido

L’abisso si apre lungo una frattura che taglia la sella fra il monte Cucco di Pozze e il monte Chiesa.
Scendendo nel primo pozzo si può notare che la parete Ovest rappresenta il tetto di una faglia inclinata di circa 70° e con direzione N – S.
Il muro della faglia è profondamente inciso da acque di ruscellamento che hanno scavato un bel pozzo cascata con tre gradini di arretramento.
Il fondo del pozzo è formato da un letto di detriti incoerenti.

L'ingresso dell' Abisso del Nido A circa sette metri dal fondo si stacca dal pozzo una bella galleria la cui sezione verticale a buco di serratura mostra l’evoluzione della condotta da regime freatico a regime vadoso che ha prodotto un bel canale di scorrimento a pelo libero.
La galleria p
rocede a saliscendi fino all’imboccatura di un pozzo, da cattura arretrante che va superato sulla destra su lamature e residui di marmitte.
Superato il pozzo la
galleria procede con andamento abbastanza difficoltoso fino all’ingresso di un secondo pozzo il quale è superabile grazie ad una cengia che rappresenta l’antico piano di scorrimento delle acque.
Dal fondo del pozzo si s
tacca una breve forra dalle caratteristiche morfologiche davvero singolari.
Superato l’orlo del pozzo lungo la cengia succitata si può procedere per una settantina di metri lungo una galleria in lieve pendenza che alterna tratti di percorribilità buona a tratti difficili.
Dopo aver percorso un cunicolo terminale si può calare in una serie di salette sovra
pposte che consentono di perdere quota rapidamente fino ad entrare in una vera e propria serie di pozzetti di dimensioni sempre maggiori; infatti, ad un pozzo di una decina di metri segue un pozzo profondo 30 metri, “Pozzo dello Spritz” chiaramente impostato lungo un piano di faglia.
Scendendo verso NE lungo lo scivolo di base ad un certo punto ci si deve introdurre sulla destra, in uno stretto passaggio inclinato, superato il quale si può penetrare in un grande salone con il pavimento in frana detto “Sala dell’Omino”.
Sul lato Est della sala si slanci averso l’alto un grande camino che, risalito, ha consentito la scoperta di un bellissimo ramo prima ascendente e poi discendente: il Ramo Sud, ancora in fase di esplorazione.

Da Sala dell’Omino, calando fra i massi in direzione SE, si puo’ scendere in un bel pozzo, profondo un aventina di metri , oltre il quale sprofondano latri due pozzetti che, discesi, permettono di raggiungere una bella galleria a forra con evidenti tracce di approfondimenti sucessivi che rendono difficoltosa la prosecuzione.
Più avanti la galleria sbocca prima in una saletta con il pavimento occupato da un’ammasso di blocchi, quindi, con un repentino ampliamento, precipita in un nero abisso detto “Barb
apozzo”.
Qui sono presenti
chiare morfologie di arretramento legate a meccanismi speleogenetici da pozzo cascata.
nidoProcedendo verso il basso si deve strisciare su di un fianco lungo un penoso meandro che richiede un notevole sforzo perproseguiore se
nza incastrarsi in una strettissima incisione del fondo la quale, dopo qualche metro, mostra evidenti tracce di approffondimenti in arretramento che preludono alla presenza del pozzo successivo.
Dopo poco infatti si sbocca in un vasto pozzo, il P16, impostato lungo un piano di faglia.
Il fondo è formato da un notevole ammasso di frana con blocchi di roccia e argilla. Il corridoio successivo ha il pavimento profondamente inciso e mostra tutta una serie di catture arretranti.
Proseguendo, la galleria immerge rapidamente e le sue dimensioni si riducono prograssivamente fino a impedire il passaggio.
Si può comunque notare che oltre la strettoia sprofonda un pozzo inesplorato.
Nel meandro superiore, uno stretto cunicolo ascendente permette l’accesso ad un grande ramo detto “Charlie Brown”. Detto ramo ha una sezione sub rettangolare inclinata interessata da un grande deposito di riempimento formato da argille brunastre.
Nel tratto finale, il ramo si ampia notevolmente fino a sboccare in sala “Borlotti” , ampia cavità con il soffitto sormontato da un camino di propor
zioni gigantesche.Sala dell' Omino
Fra i massi del fondo si immerge una forra, profonda sei metri che immette in un meandro nel quale si può ammirare un deposito di argille varvate di bell’effetto cromatico.
In alcune espansioni laterali esite un laghetto- sifone dalle caratteristiche veramente singolari.
Da Sala Borlotti, per proseguire si deve compiere una risalita di circa sei metri fino a raggiungere una finestra che mette in comunicazione la sala con un ramo a forra abbastanza disturbato da massi incastrati.
Ad un certo punto la galleria si sdoppia in una strettissima fessura discendente e in un ramo ascendente che sbocca in una salasovrastante un grande baratro, il “P55”.
Nella sala è presenteun discreto rigagnolo d’acqua che precipita nel pozzo sottostante.
Le pareti del pozzo sono spezzate a diversi livelli da ampie cenge sulle quali sono presenti notevoli tracce di un antico riempimento probabilmente riescavato da una ripresa dell’attività idrica. Superato un ampio ponte di roccia si entra in una vasta sala detta “Sala dell’Obelisco” con il pavimento da grandi massi pensili.
Disceso un pozzetto di sei met
ri si può procedere lungo una galleria piuttosto stretta e tortuosa all’inizio e poi a sezione ovoidale abbastanza regolare. Dopo alcuni metri la galleria evolve rapidamente a forra prima e a fessura poi che si imbocca ad un ampio pozzo “P17”.
Raggiunto il fondo del P17 si deve compiere una arrampicata di circa quattro metri che permette di raggiungere una galleria freatica evoluta a regime vadoso. Dopo una cinquantina di metri la galleria sbocca in un ambiente interessato da un notevole movimento franoso. Calando fra i massi si raggiunge una fessura angosciosa nella quale è evidente la presenza dii una faglia che con il suo movimento ha provocato dei fenomeni di metamorfismo dinamico.
Superata la strettoia si sbocca in modo malagevole nel grande “Pozzo del Drago”, ad un certo puntodel quale si nota un brusco cambiamento litologico rilevabile per il netto cambiamento cromatico della roccia che da biancae cristallina assume una colorazione bruno grigiastra.

nido Il fondo del pozzo è interessato da un ammasso di blocchi di origine graviclastica.
Sceso un gradino profondo un paio di metri si sbocca in uno stretto meandro checonduce al P36, le cui pareti sono spezzate in profondità da notevoli gradoni.
Raggiunto il fondo, in direzione Sud, si può penetrare in una vasta espansione che attrave
rso una finestra comunica con il più profondo pozzo dell’abisso, il P84.
In questo pozzo sboccano grandi condotte laterali alcune delle quali percorse anche da discreti corsi d’acqua.
L’abisso sembra qui esaurirsi contro una immensa conoide di detriti.

[Tratto da Dimensione Buio]

 

Nell’estate del 2011 è cominciato il disarmo dell’ intero Abisso, conclusosi il 1° settembre 2012, ora la grotta è priva di corde e ancoraggi in tutti i suoi rami.

[Marco Boarin]