Stalattite

Erano due i problemi che si presentavano agli occhi del gruppo: l’attrezzatura e la cultura speleologica.

La biblioteca era praticamente inesistente salvo qualche rivista del Gruppo Speleologico Piemontese, “Grotte”, che veniva letta con grande interesse per scoprire la ricetta di imprese speleologiche di maggior successo.

La prima edizione di Stalattite

Si riuscì a costruire i primi trentacinque metri di scalette superleggere  in cavetto d’acciaio e gradini in anticordal solo grazie all’invio da parte del Gruppo Speleologico Piemontese  del volume “Speleologia Esplorativa e Tecnica” di Dematteis.

Con l’attrezzatura accumulata negli anni e le nuove scalette il gruppo si sentiva in grado di affrontare tutti gli abissi della zona.

Si doveva però risolvere il problema culturale, condividere il bagaglio di ricordi e le belle impressioni raccolte era diventato necessario e quindi scrivere e scambiare i propri scritti con quelli di altri gruppi.

Nacque un timido tentativo di pubblicazione in qualche decina di esemplari che fruttò al gruppo il primo contributo da parte della sezione del Cai e l’entrata nel Consiglio del Cai del Capo gruppo Esplorativo.

Il Direttivo di gruppo decise quindi di continuare su questa strada e , sulla falsa riga di “Grotte”, venne alla luce il numero 1°, anno 1 , di “Stalattite“; correva l’anno 1965.

Molto fu il contributo dato dal Gruppo Speleologico Piemontese con consigli e critiche costruttive.

Oltre alla relazione sulle nuove esplorazioni condotte al Ramo dei Salti nel Buso della Rana, troviamo anche relazioni su nuove grotte scoperte nei dintorni.

Il gruppo  ebbe la conferma che questa era la strada da prendere, un discreto numero di pubblicazioni entrò nella biblioteca del gruppo, in scambio; molte furono le parole di incoraggiamento e preziosi consigli arrivarono da Torino, Trieste, da Salvatore Dell’Oca direttore de “Rassegna Speleologica Italiana”, la rivista più prestigiosa di quel tempo in ambito speleologico.

Malga Campo Rossignolo - Busellato, Andrian, Grotto, Petucco

Su “Stalattite” viene anche lanciata l’idea di riprendere a lavorare ad un Catasto Regionale Veneto, problema che non era certamente nuovo, ma che risvegliò l’interesse del Gruppo Grotte “Trevisiol” che negli ultimi tempi aveva raccolto la maggior quantità di dati sulle grotte vicentine.

Cominciò poi una vera collaborazione tra i gruppi vicentini con tanto di riunioni regolari per il riordino del vecchio Catasto di Postumia e delle moltissime nuove cavità esplorate, infatti aderirono anche il neo Club Speleologico Proteo, il Gruppo Grotte Cai Valdagno, il Gruppo Grotte Malo, il Gruppo Grotte Cai Thiene, e il Gruppo Speleologico “Berici” di Lumignano.

I rapporti fra i gruppi Vicentini erano ottimi, nonstante qualche difficoltà o screzio.

E’ il ’66/’67 e ormai “Stalattite” è una pubblicazione affermata, anche se modesta, ditribuita in tutta Italia e nella quale scrive nutriti articoli anche il Club Speleologico Proteo.

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