Abisso del monte Novegno

Mese di Novembre 1992, squilla il telefono, una voce tranquilla dice: “Sono Franco Reghellin di Tretto e vorrei avvertire che penso di aver scoperto una nuova grotta sul Novegno”.
Un momento di silenzio segue queste parole.
Poi le domande per inquadrare l’informazione e Franco risponde che c’è un cunicolo stretto e inclinato che dà su un pozzo abbastanza profondo.
Dopo aver frequentato il corso di introduzione, nel luglio ’93 porta un piccolo gruppo a far conoscenza col la “sua” grotta.
Uno dopo l altro i cinque membri della spedizione si calano nel vuoto, il pozzo parte con una specie di tubo cilindrico, di un paio di metri di diametro che dopo qualche metro scampana in tutte le direzion, ma specialmente ai due estremi di una frattura che ha condizionato la formazione del pozzo stesso.
Si tocca il fondo del pozzo, cinquanta metri più in basso, con commenti di meraviglia dei cinque.
Ma non è finita perchè il rivolo d’acqua che prima si era rovesciato su di loro precipita in un ampio laghetto che fà da base ad un secondo pozzo di 7 metri.
Sceso il pozzo subito si nota un bel meandro laterale, transitabile, nel quale si riversa l’acqua.
Le pareti di questo secondo pozzo sono scavate dall’azione di splash della cascata che in periodi di morbida assume una certa portata.
La febbre dell’ esplorazione riprende e i cinque si introducono nel meandro, poco dopo un urlo: ” Abissoooooooo! portate sassi!”
Ai piedi degli esploratori si apre un baratro impressionante, i sassi scendono fischiando e il loro eco ritorna dopo cinque secondi, il pozzo sottostante supera i cento metri.. ma manca la corda per continuare.
Al sabato successivo vengono portati quasi duecento metri di corda perchè non si sa mai, Franco si cala.
Il vuoto è pauroso, i primi cento metri di corda non bastano, viene aggiuntaRilievo Novegno al corda da settanta e continua la discesa.
A -140 metri sfiora un minuscolo terrazzo e decide di fermarsi a meditare, il pozzo continua nero, ampio e sempre verticale.
La sezione del pozzo è elittica chiaramente impostata lungo un enorme frattura che ha tagliato la montagna.
Si calano anche Beppe, Sandro, Fabiola, Cesare e vengono lanciati altri sassi nel vuoto, ma la corda non basta neanche questa volta.
Qualcuno paragona il pozzo ai “Sotanos” del Messico, altri ai pozzi nelle quarziti sui Tepuj venezuelani, nel terrazzino c’è anche Fabiola Escalante, peruviana, allieva del corso di speleologia con Franco, e in suo onore il pozzo viene battezzato Machu-Pichu.
Devono nuovamente ritornare il sabato successivo, Franco Reghellin e Beppe Tomiello con Sandro Landi, Norberto Marzaro, Davide Marchioro, Franco Gramola e Luca Tollardo; alla base del Machu-Pichu vengono ritirate le due corde da 100 e 70 metri e viene messa una nuova corda da 200, si scende, frazionamento dopo frazionamento, ma la corda nuova non basta, viene aggiunta altra corda e finalemte la base del pozzo, ampia, con enormi blocchi adossati alle pareti quasi a sbarrare la strada agli esploratori.
Risalgono i blocchi, una finestra nera, paurosa sembra ingoiare le pietre che vengono lanciate in un altro pozzo di dimensioni impressionanti e senza eco.
NovegnoAncora una volta, preparati robusti ancoraggi, si scende nel nulla, 100 metri, 150,170 metri… la corda è nuovamente finita e sotto il buio, nero, palpabile.
Un’altra beffa, un’altra scoperta inquietante e all’ uomo non resta che ringoiare la bava e risalire in mezzo agli amici.
Ed è la quarta uscita , questa volta si aggiunge Mirco Calgaro, si riparte con l’armare il secondo pozzo senza poterlo frazionare tanto perchè l’ampiezza non lo permette.
I sassi sfiorano gli esploratori come proiettili ringhianti, il pozzo viene chiamato “Tempesta”.
Viene toccato il fondo oltre 200 metri più sotto e l’aria che aveva accompagnato gli speleologi fin ora se la ride della frana sul fondo e sparisce in fessure impraticabili.
Due pozzi di oltre duecento metri uno dopo l altro, le grandi verticali ddel Veneto polverizzate, i primi pozzi della Preta, dell Abisso 1° dei Granari di Zingarella, della Spaluga di Lusiana… infranti per sempre.
Sul Novegno, nella Dolomia, sul versante esterno del monte.

[Leonardo Busellato da Stalattite anno XVIII attività 1993-95]

 

 

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