Buso della Neve 22.08.2013

Uscita tosta ieri al Buso della Neve, sul Monte Zingarella, altopiano di Asiago.
Come convenuto col Mase, partiamo col furgone dalla mia ditta alle 8,00 precise. Al percheggio di Caltrano non vediamo nessuno….Dopo la solita pausa a Canove per compere e caffè, saliamo su al Monte Zingarella lungo la Val Galmarara. Arrivati al famoso bivio di Malga Galmarara notiamo la presenza di un casino di auto. La giornata è bellissima, evidentemente tanta gente è venuta sin qui per farsi una bella camminata sul Cima XII, buon per loro… Forti del permesso raggiungiamo Malga Zingarella in un attimo. Qui troviamo la gestrice della malga con prole e, tutto intorno, una bella fattoria, ia ia oh! Sei /sette cani, grandi e L'Ingresso del Buso della Nevepiccoli, oche che starnazzavano, tacchini e tacchine che, ignare del loro futuro, beccavano allegramente i vermetti per terra, gatti e tante pecore che, guidate attentamente da altri cani, pascolavano tranquillamente la poca erba ancora presente: speriamo che piova, ne abbiamo bisogno! sentenziava la padrona. Ma per noi oggi va bene così…Veloci  guadagniamo l’ingresso del Buso e ci caliamo nel riparo sottoroccia che, speriamo, diventi un giorno un bel bivacco, chissà. Una volta pronti di tutto ci caliamo lungo il cavo ed arriviamo alla partenza del primo tiro di corda. Del tutto inaspettatamente lo troviamo disarmato: perchè? Boh! Se sotto la grotta ci è stata detta armata perchè è stato tolto il primo tiro? Questo fatto ci costringe ad armare con la corda nuova Edelrid da 90m che abbiamo appresso e tagliarne uno spezzone. Peccato. Scendendo noto il bel lavoro di scavo nella neve che hanno fatto i ragazzi durante il campo e deduco che mai quest’anno il tappo si sarebbe aperto da solo…. Scendo fino al primo terrazzino e noto lo scherzetto a “esse” che bisogna fare per raggiungere l’imbocco del meandro: Uhmm!!, sarà molto difficile piazzare qui quei famosi tubi del progetto di chiusura che avevo a suo tempo annunciato. Va beh, andiamo avanti. Mi raggiunge Flaviano ed entriamo nel meandro. Una forte aria gelida sbatte sulle nostre faccie. Che cosa c’è qui sotto?, ci chiediamo. Abbiamo due bei sacconi pieni, la progressione è abbastanza faticosa. Ero entrato qui tanto, ma tanto tempo fa… non mi ricordavo esattamente la morfologia di questo meandro. Soprattutto non lo ricordavo così lungo e a tratti così stretto. Non che non ci si passi, solo che è troppo “avvolgente”. Dopo cento/centocinquanta metri arriviamo sul pozzo dell’Aglio, finalmente.
Qui troviamo l’armo ben fatto da Marco Boa e Angela Petri la volta scorsa. Ben fatto ma crediamo ci sarà da sostituire i multimonti con dei bebuso della neve - masei fix inox… Lo scendiamo , saranno una ventina di metri. La base, in forte pendenza, mostra tutta la grandezza del luogo, ma specialmente la potenza degli strati, alcuni anche di alcuni metri di spessore, a dimostrazione che qui l’acqua non ha scherzato affatto ad ingigantire gli ambienti. Da una parte, seguendo la pendenza degli strati, c’è un saltino di alcuni metri ed un grosso ambiente in fondo. Per curiosità lo andiamo a vedere dopo aver armato. Una volta scesi constatiamo che il tutto finisce in frana, peccato. Torniamo su dove i due di prima finirono la prima parte dell’armo e continuiamo la discesa. I fix vecchi, in acciaio zincato, sono del tutto marci ed inservibili quindi tutti armi nuovi, meglio. Scendiamo un saldo da 8 metri circa e seguendo la grande solcatura della base raggiungiamo il grande pozzo del “Coniglio”. Armo con la corda nuova edelrid per bene i primi venti metri fino ad una cengia, cambio attacco per un secondo tiro di altri trenta metri. Arriviamo sul fondo tutti e due senza nessun problema.Quanti ricordi mi vengono in mente! Ma quanto tempo è passato l’ultima volta che sono venuto qui? Boh. Alla base del coniglio troviamo il tempo di fare una risalita, seguendo la frattura della grande faglia che ha generato poi il meandro che ci condurrà al fondo. Sale il Mase e supera in spaccata una fessura. Sopra l’ambiente è molto grande ma chiude in fondo, forse c’è qualcosa in alto. Ritorniamo alla base del Coniglio. Qui la via è rappresentata da un saltino di 6 metri, da una forra in discesa e da un successivo salto di altri 7/8 metri, coricato. In fondo a questo ambiente gli spazi ingrandiscono ed un forte rumore di acqua in caduta si sente lontana. Siamo arrivati alla confluenza con la via vecchia che tramite il famigerato “Meandro dei Vitelli”, le strettoie ancor più famigerate ed il gigantesco meandro dei salti ci aveva condotto sin qui negli anni ottanta. Proseguiamo la discesa inoltrandoci nello stretto (strano!) meandro che si è generato alla base. Sarà stretto, ma la morfologia e la roccia sono  bellissime: sembra “mandorlato”! dice il Mase. Da qui la progressione diventa proprio faticosa. Non ce lo ricordavamo così stretto. Nel tragitto armiamo con corda circa un paio di brevi saltini fino all’ultimo di circa 8 metri. Siamo sul fondo, a – 240 metri dal punto più altoBuso della neve della grotta. Qui ci ricordavamo bene com’era la situazione. Il meandro, altissimo, sarà largo almeno 4/5 metri. Purtroppo dopo una decina di metri una grande, immensa frana, sbarra la strada come una slavina precludendo ogni prosecuzione. Sulla liscia parete destra, in chiare lettere tracciate in nerofumo la scritta: GGS Schio, 7 Giugno 1981. L’avevo fatta io, esattamente 32 (trentadue) anni fa! Ma ci pensate? Ed io ed il Mase siamo ancora qui, senza acetilene, ora con i led e non possiamo (e non vogliamo) ora scrivere niente. A quel tempo non esistevano i telefonini, non c’era internet, non c’erano i navigatori e nemmeno il gps, non c’erano appunto i led e tanto altro. Ma non ci mancava la determinazione e la tanta voglia di esplorare (ma quella ce l’abbiamo ancora adesso…). Ma adesso, a me ed al Mase qualcosa purtroppo ci manca: non abbiamo più vent’anni!  E lo sentiamo bene…Va beh, dopo queste divagazioni cerchiamo di vedere il da farsi. Siamo arrivati qui per vedere se in qualche modo si può andare avanti. Qualcuno ci aveva detto che sotto la frana erano arrivati ad una saletta, non più con l’incombenza dei massi sopra. Il Mase si infila nel cunicoletto tra i massi, decisamente stretto, ed arriva praticamente nel punto suddetto. Qui si tratterà di scavare sulla roccia viva, nella fessura che da adito al proseguimento del meandro. Sarà un lavoraccio, ce ne rendiamo conto, tanto più che la frana fa un po’ paura.
Il Mase dice che somiglia un po’ troppo ad “Adrenalina” del “Però”.
Ritornato fuori dal budello ci sediamo un po’ a riposare e ci facciamo fuori il bel panino al prosciutto comperato a Canove. Facciamo le nostre considerazioni ed iniziamo la risalita. E qui ci accorgiamo della ristrettezza del meandro.
Non che sia particolarmente stretto, solo che alcuni punti sono micidiali. Infatti, ad un certo punto si trattava di risalire in verticale una strettoia ma io proprio non ce la facevo. In discesa sono passato a tappo, complice positiva la forza di gravità. Ma in salita la stessa diventava di segno inverso, complice negativa. Dai e ridai, niente. Che fare? Proviamo a scandagliare la fessura ed un po’ indietro intravvedo forse una possibibuso della nevelità. Ma il Mase da sopra deve smartellare un bel po’ sugli spuntoni. Ci riprovo e finalmente ci passo, a tampone ma ci passo. Nella saletta sopra nel riprendere fiato ci viene in mente il Mori. Assolutamente bene che non abbia potuto venire oggi, conveniamo che avrebbe sofferto le pene dell’inferno, e non solo qui. Continuiamo la risalita ed arriviamo sotto ad un camino, leggermente battuto da stillicidio. Secondo me dovrebbe arrivare dritto alla base del Coniglio, risparmiandoci un bel pezzo di penoso meandro. Il Mase ha un guanto strappato, in polipropilene color verde. Lo appoggiamo alla base del camino così vedremo dall’alto se l’ipotesi è giusta. Più avanti nel tempo lo recupereremo di certo. Poi ancora su su, fino alla confluenza. I due saltini ed eccoci alla base del Coniglio. Il Mase guarda giù da un salto da un lato della sala e vede una cosa verde in fondo. Ecco la nascita di un futuro by pass. Ed ecco anche il nome del pozzo di una ventina di metri: Pozzo del Guanto. Lenti ma costanti guadagniamo la cima del Coniglio e poi dell’Aglio. Riposino e poi via lungo il meandro di accesso (ahi le ginocchia!!!). Arriviamo infine al nevaio e poi su dal salto iniziale, che disarmiamo (la corda mi servirà per stabilire la lunghezza dei tubi….). Ancora una fatica, la risalita del golgota iniziale e siamo al riparo sottoroccia. Sono circa le 19,30, il sole non è ancora andato a dormire ed il cielo è sempre sereno. L’aria è un po’ sottile, basta il “caldone” del campo dice il Mase. Con calma raggiungiamo il furgone e poi giù verso casa, senza fretta. Siamo stanchissimi ma sereni.
Scendendo facciamo alcune considerazioni:
  • Allo stato attuale non sarà possibile piazzare i famosi tubi. La traiettoria dello scavo non lo permette. Bisognerebbe scavare nella neve più a sinistra, scendendo. Ma è un lavoraccio ed il tempo stringe. L’anno scorso io ed il Fer siamo entrati nel Buso della Neve il 16 Maggio, quest’anno a metà Agosto: tre mesi più tardi! Con la neve che cadrà quest’anno il Buso sarà chiuso definitivamente per chissà quanto tempo. Che fare?
  • Al Mase viene un’idea che forse, e dico forse, salverà il tutto. L’idea è tentare, tramite risalite in fondo al ramo MaMaMa, e trovare un secondo ingresso. Questo determinerebbe di fatto la possibilità di accedere senza problemi nelle profondità del buso ogni anno a venire, neve o non neve che sia.
  • Per la presenza dei mughi sopra il Zingarella “no problem”: abbiamo uomini e soprattutto “mezzi”.
  • Il grande e lungo ramo MaMaMa è di fatto molto più facile da percorrere del meandro iniziale: si cammina sempre in piedi e non è mai stretto.buso della neve - mauro
  • Per accedere al fondo (fatto salvo il secondo punto) bisognerà tassativamente addomesticare alcuni punti del meandro finale…ma saranno quisquiglie.
  • Sul fondo (sempre idea del Mase) potremo attaccare la frana in verticale: sappiamo il punto esatto dove lavorare, ma si farà in sicurezza.
  • Sul primo tiro del pozzo del Coniglio ad un certo punto la corda lambisce appena appena la parete. Sarà opportuno (sempre idea del Mase) piazzare un deviatore. Ricordiamocelo la prossima volta che sarà sceso.
  • Abbiamo ancora un mesetto abbondante a darci dentro per concretizzare le prospettive del secondo punto. Diamoci dentro!!! (Altrimenti addio bisi).
Con questo è tutto. Chiedo scusa per l’articolo lunghetto ma mi piace condividere con tutti le nostre uscite in grotta….altrimenti che senso c’è essere “gruppo”??
Ciao a tutti.
Cesare Raumer
Flaviano Masetto