week end Zingarella – ferragosto 2020 …parte 2

Anno Domini 2020, quest’anno con la famiglia abbiamo deciso di condividere il week-end di ferragosto con gli amici del GGS Cai che hanno organizzato una notte in campeggio selvaggio a ridosso del monte Zingarella.
Per il sabato è stata organizzata la discesa al Buso della Neve raggiungendo il fondo a -200 mt seguendo la via nuova.
Dal meandro iniziale “7 settembre 1991” poi giù per la “via dei pozzi”,  il Pozzo dell’Aio e del Gran Coniglio per poi connettersi alla Via Vecchia del fondo che termina, dopo la Frattura dei Bollini Rossi, con una sala occlusa da una frana.

Buso della Neve – Ugo

Qui è stata intrapresa una risalita sulla parete a nord (sx idrografica) adiacente alla frana, ma i risultati sono incerti poiché non si sono notate vie di prosecuzione e anche il flusso dell’aria era assente.
Personalmente, l’ipotesi più interessante è quella di ricercare la prosecuzione della grotta nel Meandro dei Bollini Rossi se non più a monte dove la corrente d’aria è più percettibile.
Nel frattempo gli amici e famigliari che non avevano partecipato alla discesa in grotta, si erano prodigati a cercare il posto idoneo per allestire l’accampamento costruendo perfino un caminetto per cucinare la carne ai ferri.
I bambini erano immersi nella natura e meravigliati da essa hanno passato il tempo a cercare di prendere salamandre con le mani e costruire capanne con quanto offriva il bosco e per far sentire la grotta più vicina a loro sono stati accompagnati al Buso della Neve e, imbragati, fatti scendere lungo il sentiero attrezzato conducendoli in testa al primo tiro verticale mostrando loro il nevaio che anno dopo anno si sta ritirando.
Alla sera, ritrovati tutti e 14 insieme e montate le tende, abbiamo cenato attorno al fuoco dove si è discusso di possibili evoluzioni della grotta e immancabili sono stati gli aneddoti passati e le imprese susseguite nella grotta e sull Altopiano.
Sempre viva la speranza di trovare grotte nuove in mezzo alle distese di mughi.
Tra le parole il tempo passava e la stanchezza appariva come le stelle in cielo e ci sceglieva per farci sprofondare uno dopo l’altro nel mondo fantastico dei sogni.
Il giorno seguente, svegliati e riassestati, ci siamo dedicati al mugghing sul versante ovest del monte Zingarella.
Il gruppo si è diviso in più squadre con l’obiettivo di trovare una grotta segnalata da Leonardo Busellato anni fà. Personalmente non ho rinvenuto nulla di significativo, ma mi sono riunito agli amici sfiancato dalla fitta vegetazione di mughi.
Dei due giorni trascorsi con il gruppo è stato piacevole vedere come persone eterogenee di diversa età (dai 4 ai 53 anni) e di diverse passioni hanno avuto la voglia e la sensibilità di far sentire a proprio agio tutti, proponendo attività sopportabili anche dai più piccoli sempre restando sul paesaggio straordinario che ci dona il Zingarella.

Grazie e alla prossima uscita.
Ugo

La grotta di Leonardo.
Anni fa Busellato mi parlò di una grotta che si apriva alla base dello “spallone” del Monte Zingarella, nel versante verso Malga Galmarara.
Questo racconto mi è rimasto come un tarlo nella testa.
Complice il lockdown e la difficoltà di organizzare attività impegnative come campo estivo e affini, quest’anno ci siamo dedicati alle ricerche in superficie.Quale impresa migliore che cercare una grotta su un racconto di circa 40 anni prima? Ebbene ci siamo riusciti, anche perché il racconto è di Leonardo Busellato.
Le indicazioni sono poche, ma chiare.
Durante una scampagnata con la moglie e amici, Leonardo, staccatosi dal gruppo si inerpicò verso lo spallone del Zingarella e incappò in una fenditura di forma lenticolare, larga tre metri e alta uno.

Monte Zingarella “lo spallone”

Leonardo non ha con se una pila, o una luce; sono altri tempi. Quello che vede è un fondo nero.
All’interno il buio, un pavimento piano con al centro quello che sembrava un piccolo solco.
Lasciato l’anfratto Leonardo scende spostandosi in quota verso sud e sbucando in un tornante della strada che porta a Malga Zingarella.
Sulla base di questo nelle uscite precedenti le ricerche partono proprio da lì.
Marco Boa, Simone, Angela & C. battono la parte a Sud-Ovest.
Due settimane dopo, io con Nik basalto, Igor C., Chiara, Mauro Regolini e Milena, affrontiamo la parte Nord-Ovest; ma niente
Veniamo al presente.
Domenica, io, Marco Beautiful (Pierobelli) e Ugo lasciamo il gruppo nel buchetto trovato da Igor e proseguiamo la battuta nei dintorni.
Sopra di noi una foresta di mughi.
L’obiettivo è quello di alzare la quota della ricerca.
Credo di aver inventato una nuova attività, il Mugghing-climbing, o mugghing estremo.
Mi arrampico su in verticale sul gradone di quasi tre metri facendomi strada tra i mughi.
Risalito il gradone lo percorro in orizzontale restando in quota verso sud; non so per quanto.
Con l’aiuto di Google Maps e le foto satellitari controllo la mia posizione, in questa foresta è quasi impossibile orientarsi.

Continuo verso sud fino all’altezza del parcheggio di Galmarara, poi risalgo un altro gradone in verticale e ritorno verso nord in orizzontale, tracciando una sorta di zig zag.
Con Maps mi rendo conto che in alcuni tratti per percorrere una decina di metri impiego anche venti minuti.
Cerco di spostarmi dove la vegetazione è meno folta.
Ho testa, spalle, maglia e pantaloni pieni di aghi di mugo, e il sudore non aiuta di certo.

L’ingresso grotta

Ritornato alla stessa altezza del punto di partenza risalgo di un altro gradone, è il penultimo, dopo sono sotto la verticale del Zingarella.
Riprendo la ricerca in orizzontale ed eccola.
La fenditura sulla roccia si apre davanti a me, ed entro in estasi.
L’ingresso coincide come forma, è alto 70/80 centimetri, per più di 3 metri di larghezza.
Lascio lo zaino e accendo la pila frontale… entro.
La conformazione è molto particolare, appena dentro la grotta si allarga a forma di ventaglio, si sviluppa per 10/12 metri di fronte a me e si allarga per 12/14 metri da fianco a fianco.
E’ sempre molto bassa e declina a zero verso l’interno in direzione del Zingarella, sul fondo una serie di piccoli buchetti quasi delle condotte.
Il pavimento è sabbioso di un colore grigio che ricorda vagamente il grigio delle marne.
Il soffitto è regolare, si direbbe un soffitto di crollo, ma non ci sono molti detriti a terra, non scorgo neppure grandi effetti crioclastici.
La grotta è un po articolata, sulla sinistra sembra esserci un ulteriore proseguimento vagamente assomigliante ad un meandro, ma che si interrompe subito.
Purtroppo manca un ingrediente molto importante, l’aria.
Con il senno di poi, essendo alla base di un gradone sicuramente detritico le probabilità che si infilasse sotto il Zingarella erano minime.

L’interno grotta

Sono comunque entusiasta, la zona è interessante e perlustrare l’ultimo terrazzamento sotto la verticale del Zingarella sarà il prossimo obiettivo.
Teniamo sempre presente che più in basso ci sono dei soffioni di aria fredda e sopra c’è il Buso della Neve e l’Abisso Terzo.
Visto che da buon speleologo non do mai nulla per scontato, ci potrebbe essere qualcos’altro e magari di grosso.
Ritorno con i piedi per terra, è tardissimo, per arrivare su ho impiegato circa tre ore. 
Tra meno di un’ora dovrei essere alle auto come da accordi con il resto del gruppo.
Mi avvio e guadagno un punto sporgente, in lontananza in fondo al dirupo vedo le auto e alcuni dei compagni.
Con un magico fischietto riesco a segnalare la mia posizione e miracolosamente Nik basalto mi vede, vede un puntino sotto la montagna che si agita.
Adesso sono più tranquillo, so che mi hanno visto, e che sto bene. 
A questo punto penso di scendere con calma anche se arriverò in ritardo.
Imbocco la via più diretta, con stupore scendo in 20 minuti.
Questa grotta individuata da Leonardo non ha ancora un nome ufficiale, io proporrei che fosse Busellato stesso a sceglierne uno.

Flavio

L’interno grotta