Tassare 8-10 Giugno

Week-end 8-10 Giugno

E’ giunto quindi il momento dell’ ultima uscita per il XXX° Corso d’Introduzione alla Speleologia.
Partiamo venerdì alle 16 da Schio, siamo Moreno, Cecilia la Flacha, Simo e Strapazzon del Geo su un auto e Igo, Betz e la piccola Lucia, Claudia ed io su un altra.
La Manu ha impegni di lavoro e quindi è costretta a saltare quest’ultima uscita.
Viaggio tranquillo… e anche la piccola ha fatto la brava, in circa 4/5 orette siamo a destinazione.
Superiamo Città di Castello, arriviamo in rifugio e troviamo il Westfalia di Elia con tanto di morosa Gloria e la cagnetta Drina, Flavio e Roberto.
Ormai son già le 20 passate e Leandro, il responsabile (o titolare? .. boh.. ) ci prepara il primo di pasta.
E giù di nero… e giù di peperoncino..  ” dio bon son de bojo ! ”
Via col secondo, ottima carne.
E giù di nero…
Caffettino.. e giù di Prugna.
Finalmente arrivano anche i nostri amici Pugliesi del neo GASP!, ma di una decina che dovevano essere compare all’orizzonte solamente la Jeep del nostro socio Luca con a bordo il mastodontico corsista Nico.
Gli altri due suoi corsisti, Max e Maura si son fermati a dormire per strada.
La serata continua tra birre, ciacole e prugna tra mescolanze di italiano e dialetto veneto  nella speranza che tutto fosse compreso anche dai pugliesi.
Arriva il sabato mattina, a una qualche imprecisata ora siamo tutti pronti a partire alla volta delle Tassare, chi con mal di testa (chissà perchè? ) e chi con brontolii molesti di stomaco o borse esagerate sotto gli occhi per il sonno (..tipo mi..).
Troviamo Max e Maura al bar giù in paese per la colazione e con calma raggiungiamo il Monte Nerone.
Mi sento un piccolo muletto, Claudia s’è dimenticata lo zaino in rifugio e mi prendo carico anche dei suoi “ferri”.
I 300 m che aveva capito non erano in linea orizzontale, ma bensì di dislivello.
Ma il problema non sarebbero neanche i metri di dislivello, ma la pendenza del pendio che li ospita, non son un esperto, ma un 45° (femo anca 50° a momenti) di dislivello c’era tutto.
Con non poca fatica, trasportati in parte dal forte vento, temendo per la fragilità delle ginocchia e facendo attenzione a non “rodolare” giù per il pendio, finalmente, giungiamo all’ ingresso della Grotta.
Lentamente ci prepariamo ad appropinquarci, siamo decisamene accaldati, chi ce lo fà fare di correre anche adesso che siamo arrivati?
Rubo gentilmente una banana a Maura e 3 belve fameliche dall’aspetto scimmiesco e dal volto sconosciuto mi agguantano selvaggiamente nel vano tentativo di addentare il mio spuntino.
Ahahhah…Maledetti 😀
Torniamo a noi… l’entrata ha l’aspetto di un covolo e sulla sua soglia giace una buona dose di pietre ben appiattite al suolo, segno di lavori atti a facilitare i nostri eroi e i precedenti esploratori nei cambi pre e post grotta.
Dobbiamo spartire un pò il gruppo, i GASP! hanno solamente Luca come I.S., quindi alcuni tra aiuto I.S. e I.S. devono per forza agguantarsi più di un corsista… poco male, ormai più o meno tutti son in grado di arrangiarsi.
Simo entra tra i primi, armando, e fino all’uscita non sarò più in grado di vederlo, amen, lascio volentieri questo piacere alla morosa sua.
Ci ingrumiamo praticamente subito negli unici passaggi bassi di tutta la grotta.
Una miriade di zanzare ci fà fare la seconda colazione della giornata.
Non so per quale motivo ma il primo pozzetto di neanche 5 metri preceduto da un piano inclinato ci fà perdere decisamente più tempo che non in tutto il restante della grotta.
..Boh..
Igor mi precede portando con se la Flacha e Maura (o Elia? ..boh..), controllo che la Flacha non “canni” l’uso del discensore e parto con Max e Claudia.
Il Mori poi chiude la fila insieme a Flavio, infreddoliti per la lunga attesa.
Proseguiamo giù per un liscio  scivolo inclinato lungo un tot., forse una 30 di metri, opportunamente armato con una dinamica.
Lo scivolo continua verso anfratti a noi ignoti, ma noi deviamo a sinistra all’altezza di due stalagmiti.
Proseguiamo su un lieve restringimento e un passaggetto che ci porta al di sotto di dove avevamo i piedi un secondo prima.
Ora la grotta comincia ad allargare, continuiamo su un ulteriore piano inclinato seguendo gli armi fino alla partenza di una frattura verticale generatrice di un pozzetto da pochi metri.
Max ormai è già sfuggito al mio controllo, sembra già sapere bene il fatto suo, meglio così, speriamo di vedere un futuro speleologo e non una mera meteora.
Deviamo sulla sinistra, accostandoci alla parete su di un traverso che ci porta ad un ulteriore pozzo da una decina di metri.
Corsisti a sinistra e istruttori a destra, l’armo di destra è un poco più esposto e scivoloso.
“Toh!, una stalagmite a grandezza uomo, sperem che la me tegnasu sto corriman!”
La base di quest’ultimo pozzetto ci porta ad grande salone di crollo.
Alla sua base si nota la continuazione della precedente frattura e dobbiamo fare gli spiderman tra i massi per passare oltre.
Tutta la grotta è armata con i full-time di Cesare, averlo saputo prima non portavamo giù chili di ferraglia.. vabbè..
Sento Igor e ricevo info sulla prosecuzione.
Attendo quindi l’arrivo dei miei successori, qui sembra facile sbagliar via, la naturale prosecuzione della grotta porta in realtà in direzione ben diversa dal fondo.
Ci accucciamo un attimo nella partenza di questo costicuo meandro ammirando la forma delle colonne e delle stalattiti e stalattiti.
Il meandro in realtà non è poi così cospicuo, si riesce tranquillamente a camminare leggermente incurvati.
Raggiungiamo i nostri compagni alla sommità del meandro dove una serie ulteriore di stalagmiti inserite all interno di una vaschetta d’acqua ci fà dilettare in fotografie più o meno belle e più o meno “fotoigieniche”.
Strane ondate d’aria fetida ci raggiungono a più riprese, solo all’esterno scopriremo di cosa si trattava.. vi lascio col dubbio e con un esclamazione:bleah!
D’ora in poi la grotta non si presenta più neanche minimamente stretta, e molti sono i punti in cui è possibile camminare perdendo dislivello.
Il più delle volte stiamo camminando su di colate calcaree di un bianco che dalle nostre parti è decisamente raro intervallate da qualche vaschetta e da qualche stalagmite di grandi dimensioni.
Questa colata vien rotta solamente da un corto pozzetto per poi esser ritrovata più sotto e continuare dirompente fino ad un bel laghetto e al pozzone finale da 60mt.
Quest’ultimo è decisamente particolare, oltre, appunto, alla presenza della bianca colata calcarea,  dalla sua base si vedono chiaramente i propri compagni traversarne la prima parte, scendere per pochi metri e nuovamente traversare per poi sparire nel buio dell’ ultimo tiro da 40mt.
I corsisti vedono un pò di difficoltà nell’esporsi al tiro da 40, in effetti non è dei più simpatici e necessità un pò di sangue freddo.
Non vedrò il fondo e non raggiungerò tutti i miei compagni, riuscirò solamente a sentirne i discorsi più o meno a tema cazzate.
Nell’ esporsi su quest’ultimo tiro Claudia  non se la sente di proseguire e resto un poco con lei per valutare il da farsi.
Ci spostiamo in una nicchia, al sicuro dal nero baratro avvolti nel poncho.
Non se la sente proprio di continuare, i postumi del sonno, della fatica e forse anche dell’alcool si son fatti sentire.
Poco male, anche il mio di sonno era lì a farmi soffrire.
Nel frattempo ci raggiungono anche il Mori e Flavio e dico loro di proseguire.
Restiamo ancora lì fino all arrivo del Strapazzon e di Roberto che han cominciato a risalire il 40.
Finalmente son riuscito a tranquillizzarla e quindi decidiamo di risalire pure noi.
La prima parte del pozzo in risalita è abbastanza banale e risalgo semi arrampicando con il solo ausilio della maniglia come sicura.
Ora però di arrampicare non se ne parla più, son piccolo e le spaccate le riesco a fare fino ad un certo punto, son quindi costretto ad utilizzare la classica manovra di risalita senonchè mi accorgo di aver rotto il blocchetto del pettorale.
“Dio bonino! anche sta sfiga?!?”
Vabbè, amen, mi toccherà tribolare più del solito, un paio di moschi e il gioco è fatto.
Continuiamo la risalita raggiunti dal Strapaz, Roberto e Nico perdendo d’orecchio i restanti compagni.
Decidiamo di rallentare leggermente e verso gli ultimi pozzetti riusciamo a sentire Max e sotto di lui gli altri.
Uscita!
Veniam colpiti dalla calura esterna che per fortuna viene assorbita poco dopo dai nostri corpi semi-stanchi.
Attendiamo con calma l’uscita anche dei nostri compagni.
Ora arriva la parte difficile, dobbiamo tornare alle macchine e quindi risalire per il pendio.
Ora oltre allo zaino di prima ho anche il mio tubolare con ferraglia varia dentro.
Fatico non poco nel risalire e a tratti mi par addirittura di venir colpito da malori  in stile “svarion”.
Mi fan compagnia Claudia e Flavio, anch’essi decisamente stanchi.
Ci fermiamo una attimo circa a metà strada per riprender fiato e proviamo a bere un goccio d’acqua stando attenti a non piegarci troppo indietro o altrimenti in un attimo torniamo al punto di partenza.
Il tempo comincia a scurirsi e in lontananza sento un “Oh! Oh!” di Igor.
Conosco questo suo verso, non fà presagir nulla di buono e in poco tempo comicia a far qualche goccia d’acqua.
Anche qui poco male, son troppo preoccupato per la fatica, l’acqua è l’ultima delle mie preoccupazioni.
La dura salita continua a più riprese per prender fiato, seguendo uno sprazzo di sentiero semi ostruito dall erba.
Nonostante le mie esitazioni poco dopo Claudia mi ruba il tubolare, non mi par vero di essermi tolto un peso, ma la fatica è comunque tanta.
Nel frattempo gli ultimi ci raggiungono e finiamo l’ultimo pezzo di strada esternando i nostri gorgoglii dal profondo  e “forza, dai che manca poco!” e “sii valà, no stemo dir cazzate!”.
La notte ci avvolge e il vento è tornato a farsi sentire, e con lui si alza una folta foschia.
Sciami enormi di mosquitos ci avvolgono facendoci fare un pre-pasto e  una cura canalare e gli occhi son quasi impossibili da tener aperti.
Mi sentivo quasi come il culo di una vacca … che fastidio.
Le macchine! Alleluia Alleluia!
Velocemente ci cambiamo le scarpe e di filata dentro l’auto, il freddo ha cominciato a farci batter i denti.
Alcuni, nel ritorno in auto, deviano al bar, altri tornano veloci al rifugio per veder la moglie e la fidanzata .. o el can.
Leandro ci ha fatto trovar della pasta in rifugio, una bella pastasciutta tutti assieme ancora accompagnata dai “goti” .
C’è chi fugge alla mia vista, daltronde mi son appisolato sul divano e alcuni son già scappati a letto.
In pieno stile zombie mi avvio a mia volta in branda fin alle 9 della mattina dopo.
Molte son le facce sconvolte.
Dopo la sveglia collettiva saldiamo i conti con Leandro e decidiamo sul da farsi.
Salutiamo i nostri amici Pugliesi che decidono di tornar subito in terra natia e dopo varie facce perplesse sul fare o non fare la Grotta dei Cinque Laghi optiamo per quattro passi a Città del Castello.
Ormai il w-e è concluso,  ci fermiamo solo per un ulteriore sosta in Romagna per una piada e tutti a casa.
Birretta artigianale da Igor e via verso casa mia.
A mio sindacabile giudizio corsisti tutti promossi soprattutto Elia per le Birre ( :D), Roberto per aver diminuito la sua paura del vuoto, la Flacha per aver cominciato ad ingropparsi quasi niente, Flavio per aver sopportato un rompi-maroni come me, e anche la Manu perchè sennò Federico (so marìo) me pesta (:P).
E, mentre scrivo tutto sto popò di papiro che spero non vi abbia annoiato troppo, penso: “ma.. se il mio tubolare non era in auto di Igor come pensavo, dove mizzega l’ho lasciato?”
Nella speranza di non dover ricevere un pacco da 5kg direttamente da Alberobello con un tubolare rosso e tutta la mia vita e tutta la mia attrezzatura d’emergenza dentro vi saluto e vi ringrazio dell’uscita e della lettura.

Ciauz
Marco