Spedizione Speleo in Puglia 02-06.01.2013

Era dal raduno che Luca, nostro socio, nonchè socio fondatore del GASP! ci proponeva di andare dalle loro parti in quel della bellissima cornice Pugliese di Alberobello.
Fù così che, dopo molteplici ricerche, partiamo da Schio il 2 di Gennaio; siamo in quattro, pseudo-puntuali, carichi come muli e con il mio volvo che a stento trattiene la miriade di materiale tra attrezzatura e vestiario.
Oltre a me e a Gabriella cAbisso Rotolo - Pozzo GASP!i sono due amici con la quale dividiamo spesso uscite speleologiche: Mauro del Gruppo Grotte E.Roner di Rovereto e Davide del Gruppo Grotte Geo Cai Bassano.
Le ore di viaggio sono molte, intervallate da qualche breve pausa per sgranchirsi o per mangiare, ma tutto sommato il tempo trascorre veloce.
La sera Luca ci invita a cena per una buona pizza assieme ai suoi amici con la scusa del suo compleanno e la mattina dopo, di buon ora (buon ora per noi speleo-nordici si intende …e tutto sommato un’ora molto mattiniera per gli speleo locali) prepariamo tutto il materiale assieme a Luca e Nico e ci dirigiamo verso quella che già si è prospettata e ancor più si prospetterà come la cavità di maggior interesse di tutta la Puglia: la Grave Rotolo.
Arriviamo io, Nico e Mauro per primi davanti l’imbocco della grotta, dopo il viaggio del giorno prima trascorso con le mille e ancora mille parole al vento tra Davide e Gabry, il piacevolissimo silenzio della fresca mattina regna sovrano… Mauro si accinge per primo a superare la grata d’ingresso posta da Nico mesi orsono e velocemente si dirige verso la frana sovrastante il Pozzo dei Veneti.
La grotta è come sempre molto calda per come noi siamo abituati, 15 gradi son tanti rispetto ai nostri 3/4 gradi in Altopiano, la discesa si presta lenta, come altrettanto lenta è la via in orizzontale attraverso le enormi gallerie che portano verso il fondo.
Luca e Davide si fermano alla partenza del toboga che precede la galleria  “Grotte di Castellana” e lì rasilgono quello che in realtà sembra il classico “buco di serratura” e proseguono su di una via soprastante .. ma questa è una storia che lascio a loro raccontare.
Superiamo un pozzo di una ventina di metri che dà sulla frana che sovrasta il Pozzo dei Veneti, siamo io, Gabry, Nico e Mauro, e cominciamo a ragioGrave Rotolo - Pontenare su come procedere.
L’obiettivo primario della giornata è quello di mettere in sicurezza tale frana in modo da evitare il continuo scivolamento accidentale di sassi sul pozzo sottostante.
Partiamo un pò indecisi armando con un multi-monti un tratto di corda che ci assicuri un certo grado di sicurezza; la nostra postazione di lavoro è alquanto scomoda essendo a ridosso della frattura che si affaccia sull’armo per scendere il Pozzo.
Nel giro di poco però riusciamo ad individuare un certo affiatamento di squadra lavorando molto velocemente alla perforazione di punti laterali alla frattura in distanze simili di una trentina di centimetri da un buco all’altro.
Su tali perforazioni andiamo ad inserire il collante chimico e successivamente dei tondini di ferro lasciandoli fuori dalla roccia per una decina di centimetri.
L’obiettivo è quello di far passare un cavetto d’acciaio a zig-zag tra i tondini che verranno poi piegati, e anteporre un telo in modo che i sassi rotolino fino ad uno sbarramento creato sempre con i tondini… si spera che in questo modo la frana sia arginata e, così facendo, il canotto sul fondo non soffra più degli attacchi dall’alto.
Putroppo però non riusciamo a terminare il lavoro, abbiamo finito la cartuccia di chimico e quindi Nico decide di tornare sui suoi passi per vedere che fine han fatto gli altri due nostri compagni.
Il lavoro di perforazione e fissaggio dei tondini sarà terminato l’indomani da Mauro e Luca, scesi in solitudine (dovevo essere anch’io della squadra, ma, ahimè, ho dovuto dar forfait a causa del mio stato fisico.. completamente distrutto).
Siamo restati io, Gabry e Mauro.
Mauro scende il Pozzo dei Veneti e si posiziona su un fianco del fondopreparando una serie di armi per spostarsi dalla verticale e tenersi in sicurezza.
Nel frattempo scendo anch’io, sistemo l’ultimo frazionamento, e raggiungo Mauro…
Mi era già stato descritto il “fondo”, con la sua alta colata percorsa da una costante cascata, le sue pareti bianche e il grande lago, ma la mia immaginazione non era stat in grado di descrivere a pieno questo posto.
Mentre scende anche Gabry cominciamo un acrobatico traverso a fil d’acqua per arrivare in un punto un pò più stretto ed avvicinarsi ad una frattura, putroppo il canotto è pieno d’acqua e quindi inutilizzabile, con tre fori Mauro arriva già a buon punto, ma la batteria del trapano si è ormai esaurita e non ci permette nemmeno un esiguo foro per creare un armo naturare.
Fattostà che, con non poche fatiche, riesce a passare oltre un naso di roccia e ad approdare su un piccolo terrazzino molto fangoso e da lì si mette a togliere grossi blocchi di fango bagnato da uno spuntone di roccia e a gli fissa  attorno la corda.
Grave Rotolo - Pozo Gasp!Tento di tensionar il più possibile la corda e, armato di carrucola, mi appresto a passare dall’altra parte.
Avete presente la sensazione che si prova quando qualcuno vi inonda la schiena con una secchia di acqua gelida? …manca il fiato… ecco, questa è stata la stessa sensazione che ho provato io nonostante l’acqua non fosse per niente ghiacciata!
Bene… e ora? … la frattura è molto alta, a tratti larga e a tratti più stretta, ma sempre comunque percorribile, l’unico problema è rappresentato dal fango sui suoi fianchi che impedisce una normale prosecuzione, saranno necessari molti traversi per vederne la reale estensione, ma ahimè, noi abbiamoterminato la vatteria del trapano e siamo sprovvisti di saccheta d’armo.
Tornando sui nostri passi riusciamo tutti e due a fare ( nel mio caso a Ri-fare) il bagno!
Quindi, prima di cominciare a risalire proviamo a sondare la profondità del lago con uno spago a cui è stato attaccato un peso, questo però si è dimostrato troppo leggero e viene leggermente sospinto via dalla corrente, ipotizziamo quindi di essere arrivati al livello di falda.
Oltretutto ricordo bene il Lago D’ Ops al Buso della Rana, la larghezza è molto simile, ma ricordo bene che questo è profondo circa 6 metri ed il fondo sembra subito sotto il pelo dell’acqua… qui sul fondo del Pozzo dei Veneti era stato ipotizzato potessero esserci 4 metri di acqua, beh… secondo me ce ne sono molti, ma molti di più, solamente sui fianchi si riesce a distinguere un paio di metri di roccia che si inabissa, per il resto, per quanto provassimo ad illuminare, buio pesto!
Risalendo trovo Gabry sopra la frana e lentamente usciamo tutti, sono fradicio, ma per una volta felice di esserlo.. se non lo fossi stato avrei sputato l’anima dal caldo.
La sera Nico ci ospita a casa sua per cena con Marisa e i suoi parenti per gustare sapori tipici pugliesi.
Le mozzarelline sono la fine del mondo !!!
Il giorno seguente (come ho già detto prima) do con malincuore forfait a Luca e Mauro che tornano alla Grave per continuare il lavoro di sistemazione della frana e per controllare una frattura al di sopra di suddetta frana.
Lì vi trovano un pozzo che, se non erro, si aggira sulla trentina di metri e che comunque continua in una direzione che non ha niente a che fare ne con il Pozzo dei Veneti, ne con la fraMaterattura sottostante.
Tale pozzo lo soprannominano Pozzo dell’Amicizia… ma preferisco lasciare a loro la parola, sapranno descrivere l’uscita sicuramente meglio di me.
Io, Gabry, Davide, Nico e Marisa nel frattempo ci siamo dedicati al fancazzismo andando a visitare la splendida città di Matera.. ma questa è un altra storia.
Il giorno seguente, ormai siamo già al 5, avremmo dovuto essere un bello squadrone che tuttavia si è ridotto al solito cumulo dei soliti 6, tra chi si è sentito male di recente e chi per impegni di lavoro non è potuto venire, ancora una volta ci ritroviamo io, Mauro, Gabry, Davide, Luca e Nico.
Oggi la destinaioen è la  Grotta Santa Lucia, altra grotta della quale avevo sentito parlare Luca ancora ai tempi del primo campo speleo in Altopiano al quale lui e Mirco parteciparono con lo stupore di tutti per la particolare (nonchè gradita) presenza.P1020761a
Tolta la grata di protezione, Luca, arma velocemente il primo tratto di grotta e man mano lo seguiamo tutti.
La Grotta si presenta come una cupola imponente, grossi ragni neri tessono le loro reti nella parte alta del pozzo iniziale e tutt’attorno la luce si disperde nella grandezza dell’ambiente.
Atterriamo su di un cono detritico a tratti sabbioso e iniziamo a girarci intorno per osservarne la struttura.
Davide, Gabry e Nico si dilettano in una miriade di foto della Sala degli Angeli e del cavernone iniziale, il quale è stato da noi soprannominato Cavernone del Trullo, questo dovuto al fatto che durante un illuminazione con i faretti l’idea era proprio quella di uno dei caratteristici tetti del quale Alberobello è pieno.
Io, Mauro e Luca continuiamo la nostra visita attraverso la parte più concrezionata (e forse anche la più bella) della grotta posta su di un fianco di detto cavernone, proseguendo poi per il Pozzo del Pianoforte ( .. del quale non abbiamo ancora capito il motivo del nome) e per i pozzetti successivi fino ad arrivare sul Pozzo delle Aragoa casa di Lucaniti e a superare il limite esplorativo del meandro Grande Buio.
In quattro e quattr’otto arriviamo sul fondo dove sono ancora attivi gli scavi in una stretta fessura, un buon brodetto alla Mase e di volata verso l’esterno.
Concludiamo con una pizza in compagnia, un pezzo di torta e qualche amaro a casa di Luigi Rotolo, il proprietario del fondo dove si apre la Grave Rotolo e poi a nanna, la mattina dopo ci aspettano altre lunghe ore d’auto.
Arrivederci Puglia e Arrivederci amici del GASP! , alla prossima avventura!

Marco Boarin