Pisatela – Ramo dei Mutanti – 02.01.2013

Oggi mercoledì 2 Gennaio, come programmato, siamo andati in pisatela… partecipanti Mattia (alias Fer. junior), Fernando, Moreno ed io.
Entriamo alle 9 circa, io e Moreno con due sacchi con muta, materiale da risalita, corde da scavo, ecc.
Fernando e Mattia sono già avanti per armare.
Scendiamo e ci ritroviamo tutti alla Sala dell’Orda.
Abbiamo battuto parte della Sala che io avevo frequentato una sola volta mentre Moreno gli altri non l’avevano mai vista.
Penso che per loro sia stata una cosa molto interessante.
Dopo questo primo obiettivo siamo andati verso Sala delle Travi e i Rami a Sud.
Tutti assieme ci siamo diretti alla Sala Alta con il tentativo di trovare uno sbocco sempre più a sud.
Anche se so che questa sala è stata battuta molto, e i ragazzi se ne sono accorti, penso che il bandolo della matassa sia in questa zona.
Questa idea mi è venuta soprattutto dopo aver proiettato il rilievo della grotta nelle orto foto che ho a disposizione.
Non è un segreto che la parte di altopiano che va oltre la Sala delle Travi e la Sala Alta sia sulle mappe completamente bianca e priva di qualsiasi cavità.
Mentre Moreno e Fernando cambiavano la vecchia corda della Sala Alta, io e Mattia abbiamo rovistato nella sala laterale.
Verso mezzogiorno visto che Fernando e Mattia dovevano uscire, Junior è salito nella sala Alta e, mentre loro finivano di controllare le possibilità di prosecuzioni, mi sono infilato da solo sul Ramo dei Mutanti.
Mi sono infilato la muta… una vera tragedia (sono ingrassato).
Ed ecco la prima sorpresa l’acqua trasparente e cristallina mi fa trovare una batteria stilo da 1,5 volt alcalina abbandonata nel fondo.
Si presenta molto bene, bella, non arrugginita, non ossidata… segno inequivocabile di una recentissima visita da parte di qualcuno.
Percorro circa un centinaio di metri, forse meno, credo sia il troncone che abbiamo già percorso con Cesare circa 4 o più anni fa.
Si percorre sempre strisciando quasi completamente immersi.,
Ed ecco la seconda sorpresa, dove io ricordavo una zona sifonante c’è invece uno spiraglio di aria, mi butto passando non con poche difficoltà.
Al di là si allarga e  si alza diventando percorribile in piedi.
Mi trovo in una bella galleria a forma semi circolare di due metri e mezzo per tre, pavimentata di argilla e ciottoli di basalto, le dimensioni non sono eclatanti, ma è molto bella… l’acqua ha eroso il fondo qua e là a mo di mini canyon.
Il pavimento mi dà la sensazione di essere nel tratto della Rana dopo il Trivio.
Rincuorato proseguo velocemente per molte decine di metri seguendo questo cunicolo leggermente zig-zagante, ma nel complesso impostato su un unico asse e con qualche centimetro di acqua apparentemente ferma sul fondo, ciò significa andamento regolare inclinazione 0° e quindi sono sulla base impermeabile della grotta.
Come tutte le cose c’è una fine e la galleria si rifà bassa stretta e rugosa, ricomincio a strisciare, perdo anche la cognizione dello spazio, striscio e arranco anche strozzato da una muta diventata troppo stretta.
Ed ecco la terza sorpresa, comincio a sentire uno scroscio d’acqua e non più il lento e silenzioso andamento piatto, il greto del corso d’acqua si increspa e comincia lievemente a salire, guardo avanti la situazione si fa più dura e ad una quindicina di metri vedo un crollo che restringe ulteriormente il passaggio anche se ancora perfettamente percorribile. A questo punto getto la spugna non tanto per arrendevole sottomissione ma perché sono stremato e solo.
La mia maturità di speleologo mi consiglia di non continuare e poi penso: “che sfiga le scoperte da solo, ma ci saranno altre occasioni!” …. non è la prima volta che ritorno indietro in un ambiente inesplorato e non perché chiude ma per prudenza.
In sintesi non so se ho percorso 300 o 400 metri ma anche se non sono rose e fiori I MUTANTI NON SI FERMANO. All’uscita dei mutanti ho trovato Moreno che mi aspettava abbiamo ipotizzato che i mutanti mi hanno impegnato per circa 1 ora, Fernando e Mattia erano già usciti e noi ci siamo avviati con calma.

Per i posteri: aria niente e acqua ai soliti livelli.

Flavio Cappellotto