Malga Fossetta 25-26 agosto 2017

Obiettivo: scendere l’Abisso di Malga Fossetta fino al fondo vecchio di Schio meno 974 per andare a vedere un punto in sospeso segnalato da Flavio, scendendo eseguiremo alcuni lavoretti .

Programma teorico: Si scende fino al campo di meno 630 con due sacchi a testa.
1 personale con generi di conforto 1 di materiale tecnico.
A -630 al campo piccola sosta ci alleggeriamo e portiamo al fondo solo quello che serve. Circa 1 un sacco a testa. Al fondo si lavora quanto basta o quando ne abbiamo voglia, si risale nuovamente al campo a -630. Sosta lunga mangiamo faremo pennichella 2 3 4 ore vedremo e poi uscita.

Componenti: Cappellotto Flavio, Regolini Mauro, Martinaglia Floriano, purtroppo Alberto Liberini per motivi di schiena non è dei nostri.
Per dovere di cronaca sembrano interessati anche Davide Strapazzon e Lorenzo Rossato. Marina la compagna di Floriano ci supporta all’esterno.

La cronaca: Ci troviamo sabato in mattinata con calma andiamo all’abisso ed entriamo dopo le 13:00.
Iniziamo la discesa verso il fondo e alla testa del pozzo chiamato “il 200” sostituiamo una corda lesionata.
Arrivati quasi al fondo del pozzo “il 200” in corrispondenza del bypass per il campo, Floriano che è più arretrato di tutti mi dice “in lontananza ho sentito arrivare acqua”. io gli rispondo “speriamo sia perché ci stiamo avvicinando alla zona più attiva” e invece in pochi minuti un assordante rumore di acqua come un ruscello nei pressi di una cascata ci fa pietrificare.
Ci spostiamo una decina di metri in orizzontale per andare verso la verticale del “200”, è un fiume di acqua spumeggiante sbarra la strada.
Nebulizza un po ma non è preoccupante.
Decidiamo cosi di andare al campo base che si trova 30 metri più in basso ma nella via vecchia.
La “Via dei santi” è parallela al “200”, più asciutta e completamente fuori dalla zona attiva. Mettiamo giù i sacchi li riorganizziamo e aspettiamo che la piena defluisca un po’.
Ci sentiamo impotenti. Il meteo non dava precipitazioni e non sappiamo se si tratta di un piovasco o di un grosso temporale, non sappiamo se l’evento meteorologico e ancora in atto o si è esaurito.
Al contrario non è difficile capire quando l’acqua sarà in deflusso; perché il rumore è talmente forte che si sente nettamente anche dal campo.
Dopo circa un’ora e mezza decidiamo di muoverci e provare comunque a passare oppure si torna definitivamente in superficie.
Personalmente la situazione mi sembra migliorata c’è ancora acqua ma non nebulizza.
La voglia di proseguire è tanta e si va.
Oltrepassiamo quel primo punto di contatto con l’acqua e scendiamo il pozzo delle 2 cascate.
Lì c’è da piantare un chiodo che si è tolto da un armo.
lo faccio io scendendo per ultimo.
Anche questo ambiente ci dona una bella rinfrescata ormai siamo tutti e tre abbastanza zuppi.
Mentre io finisco di sistemare l’armo Mauro e Floriano si infilano nel meandro Carioca (qui il video del meandro Carioca )
Il meandro si presenta ben bagnato e allegro di acqua.
Seguo i miei compagni che sono già avanti.
Sto facendo una fatica tremenda nel tenere il sacco trapano fuori dall’acqua.
Il meandro si percorre quasi sempre nella parte aerea ma in qualche passaggio si deve andare in basso a contatto con l’acqua.
Ci ricompattiamo nei pressi dello sprofondo a metà meandro.
Abbiamo così superato la prima parte quella più stretta ma più liscia.
Ci aspetta seconda parte del meandro che è molto più ostica piena di rocce e lame appuntite Ideali per strapparci le tutte.
Personalmente trovo sempre molto duro questo meandro anche se ne ho percorsi di peggiori.
Questo è particolarmente odioso perché è molto lungo, per la mia fisicità sono circa 200 metri di pura sofferenza.
In questo ultimo segmento c’è una curva a 90 gradi stretta e odiosa, Mauro non è convinto di affrontarla, io mi rallegro perché è la volta buona che ci diamo una limata.
Lavoriamo un po’ per agevolare il passaggio, mi accorgo che dall’altro verso della curva qualche collega precedentemente aveva già provato.
Dopo un po’ il passaggio risulta molto più agevolato.
Usciti dal meandro carioca affrontiamo il pozzo “Gran Polu”.
Faccio il primo frazionamento il secondo ma per arrivare al terzo devo attraversare una cascata d’acqua.
È sicuramente un azzardo ma la voglia di proseguire è parecchia.
L’idea è quella di passare più velocemente possibile, e in effetti passo in pochissimi secondi, passo restando il più possibile aderente alla roccia sperando così di evitare i flussi più grossi della cascata. ma mi trovo al di là completamente fradicio. Istintivamente do il libera a Mauro, non ho il tempo di metabolizzare le mie condizioni che arriva anche lui completamente fradicio.
Ci guardiamo negli occhi ed è come se ci fossimo detti tutto. Si torna indietro.
Siamo circa a 730 metri di profondità ma proseguire sarebbe troppo rischioso.
sicuramente l’ultimo meandro che dovremmo percorrere il “Papalinos” sarà intransitabile.
Torniamo al campo Mauro cucina un risotto in busta io preparo una bella dose di tè bollente cerchiamo di asciugarti mangiare e riscaldarci il più possibile. Indossiamo i pochi indumenti asciutti che abbiamo, sono ormai le 2:00 del mattino la temperatura all’interno del bivacco è apprezzabile si decide di dormire qualche ora e di ripartire appena recuperate un po’ di forze.
Ahimè complice la doccia gelata il freddo e la fatica Mauro comincia ad accusare dolore allo stomaco.
Io sto abbastanza bene anche se mi sento molto provato.
Floriano sembra quello più in forma forse per l’età o forse per la sua indole alpinistica.
Dormo un paio d’ore molto tranquillamente poi il freddo comincia a mordere la temperatura all’interno del bivacco è scesa e alle 6:00 circa decidiamo di risalire.
Parte Mauro che sembra quello più provata poi Floriano e per ultimo io.
Do un’occhiata al flusso dell’acqua, è sceso ancora ma è sempre bello vivace.
La prima parte della grotta non mi pesa moltissimo ma più salgo è più le forze mi abbandonano.
Prima del “Pozzo X” mi rendo conto di essere quasi in riserva energetica, sto meditando se fermarmi e rifocillarmi o proseguire.
I compagni sono già più avanti, istintivamente proseguo la mia salita.
Probabilmente è stata una scelta sbagliata perché in pochi minuti mi trovo completamente senza forze senza energia, una situazione che non mi era mai capitata fino ad ora.
Non avevo più la forza di pedalare di arrampicare di alzare le braccia per tirare fuori i sacchi dai pozzi.
non riuscivo più ad essere coordinato nelle manovre provocandomi ancora più dispendio di energia.
Quelle ultime centinaia di metri sono stato un calvario.
All’uscita Marina ci aggiorna sulla situazione meteo passata.
Un paio d’ore dopo la nostra entrata in grotta si è messo a piovere molto forte.
Marina ci ha descritto due grosse masse temporalesche che si sono scaricate proprio sopra la nostra zona.
C’è stato molto utile comunque per capire a grandi linee la velocità dell’acqua nel sottosuolo.
Tenendo conto che la piena a -630 è arrivata circa alle 19 abbiamo ricostruito che l’acqua ha percorso circa 200 metri allora.

Cercando qualcosa di positivo in questa uscita, visto che non ci sono stati i risultati sperati, mi viene da pensare che è servita come un’esperienza preziosa nell’affrontare il freddo e lo sfinimento fisico.
Flavio.
(foto e video by Angela Petri)