La Gazzetta del Mezzogiorno

Riporto l’Articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 3 Novembre 2012

Speleologi veneti a Monopoli per viaggio al centro della terradi EUSTACHIO CAZZORLA

MONOPOLI – È una serie di pozzi che nel tempo si sono collegati l’uno all’altro dopo avere creato varchi nella stratificazione della roccia carsica e nella verticale della faglia che ha dato origine a quello splendido sprofondamento parallelo alla Valle d’Itria, il Canale di Pirro. Non una semplice grotta, ma, come lo chiamano gli speleologi, è un abisso che a metà profondità presenta una singolare pozza d’acqua e, nel punto più basso toccato al momento (-150 metri dalla superficie), un laghetto di 10 metri di diametro e profondo 4. Quel laghetto sotterraneo dà vita a un ruscelletto, non un fiume, che dopo un lungo percorso scompare in una fessura larga 5 centimetri e prosegue la sua corsa ancora per molto, in profondità.

>La Grotta Rotolo, in territorio monopolitano per una manciata di metri, al confine con Alberobello, precisamente in località Cavallerizza, nel punto in cui il Canale di Pirro s’inclina verso la Selva di Fasano, quasi all’altezza dell’incrocio per Coreggia, è l’Eldorado che da decenni gli speleologi pugliesi volevano scoprire. È un sistema di grotte abbastanza complesso, unico al momento nella regione, molto articolato e che potrebbe rivelare altre sorprese, come, per esempio, altri ingressi più a monte.

Ieri, in occasione dello Spelaion, l’incontro internazionale di speleologia in corso a San Marco in Lamis (Foggia), gli speleologi veneti del Gruppo grotte di Schio (Vicenza) non hanno resistito alla tentazione, sia pure distante circa 200 chilometri. Con i colleghi pugliesi del Gasp, si sono calati nella Grotta Rotolo con un solo obiettivo: riuscire a esplorare anche l’ultimo dei pozzi più profondi della grotta, quello che si pensa possa essere un salto più alto di 150 metri.
Le due squadre, gemellate di fatto, sono discese nel pomeriggio di ieri e sono riemerse dalle viscere della terra a notte fonda. Una grotta enorme, molto attiva in profondità, in termini di concrezioni, molto simili a quelle delle vicine (14 chilometri in linea d’aria) Grotte di Castellana e ad appena 2 chilometri dalla Grotta di Santa Lucia, una tra le più profonde di Puglia (-250metri). Un capovento, come lo chiamano da queste parti. E se il canale di Pirro fosse una grande vasca da bagno, Grotta Rotolo ne sarebbe il «tubo di scarico». Per questo la grotta appena scoperta, a differenza delle altre di Puglia, vanta la presenza attiva di acque di scorrimento, anche in un periodo tutto sommato secco come questo. Ci si cala da un tubo di cemento, da ieri rinforzato all’esterno da pietre. Poi un piccolo meandro e una serie di piccoli pozzi, 3 saltini di cui uno da 25 metri, che conducono al pozzo «dei Santi Medici».

Un salto da brivido di 60 metri, circolare in parte, in quanto scavato da acqua caduta in pressione in un’età arcaica, quando in Puglia le piogge erano più insistenti. Si scende per altri 20 metri lungo un tunnel obliquo e si arriva alla prima pozza d’acqua, che segna un bivio: a sinistra un ingresso antico, una piccola galleria ricca di pipistrelli fossili; a destra, per 300 metri, un sistema di gallerie con grandi saloni molto concrezionati e grandi rudiste dappertutto. Che cosa sono le «rudiste»? Colonie molto interessanti di lamellibranchi inequivalvi, in sintesi strane «cozze» a forma di cono, risalenti a circa 100 milioni di anni fa. Poi un meandrino serpeggia verso il basso e in alto interseca altre gallerie che conducono ad altri pozzetti. Il più grande scende per 15 metri, mentre l’ultimo termina al lago alimentato da rigagnoli provenienti da altre due gallerie, situate più in alto, tutte da esplorare.

Un dedalo creato dalle acque. Il lago poi dà vita a due corridoi. Uno attivo, con un fiumiciattolo che corre per tutta la galleria in una frattura sul pavimento per circa un chilometro, prima di essere inghiottito dalla roccia. L’altro corridoio, costellato di sculture naturali di alabastro, prosegue per 5-600 metri e finisce in quel pozzo che forse è profondo 150 metri (una pietra lanciata in basso si è fermata dopo ben 6 secondi: un’«eternità»). In totale è stato calcolato che la grotta al momento scende in basso per 150 metri, che vanno sottratti ai 305 di altitudine dell’imboccatura. E se l’ultimo pozzo misurerà pure -150 metri come si pensa, allora si è molto vicini alla quota zero, cioè il livello del mare. L’entusiasmo della scoperta riporta alla mente le gesta del lodigiano Franco Anelli, che il 23 gennaio 1938, per la prima volta, si calò con 3 spezzoni di scala da muratore nelle Grotte di Castellana.

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