Grave Rotolo 17.05.2015 – GASP!

Non amo molto condividere emozioni con gli altri. Però la speleologia mi insegna che condividere esperienze ed emozioni è vitale. È venuto fuori qualcosa di molto personale e poco tecnico e puntuale, non proprio breve.

Sono le sei del pomeriggio e ovviamente sono ancora a casa a giocare coi miei. È un gioco divertentissimo quello che facciamo: “sabotiamo l’andata in grotta”. Che poi diciamocelo tutta: CHI CE LO FA FARE??!?! Sempre tardi, fango ovunque, pietre ovunque, lividi ovunque, quando potremmo starcene seduti sul divano di casa a guardare la tv dopo una settimana o una giornata di lavoro o di studio. A che serve tutto questo?  Si potrebbe optare per una bella partitella a tennis. C’è chi vince e c’è chi perde e poi tutti a casa e quando ti fai la doccia l’acqua non sarà mai marrone, con la probabilità di intasare le tubature. Non parliamo poi quando laviamo tuta e sottotuta! Rotolo 2015

Ripeto chi ce lo fa fare a entrare in una grotta già esplorata alle 7 del pomeriggio, quando il sole sta tramontando e delle nuvolette cariche d’acqua annunciano un temporale estivo? Io sinceramente non lo so. Con Luca scendo lungo il pozzo Santi Medici, il Gasp e credetemi quando vi scrivo che è sempre come la prima volta. Cosi come ogni alba e ogni tramonto sono diversi, così per me, nonostante sia sempre la stessa grotta, percorrerla è come la prima volta.  Mi sento come l’acqua che ha attraversato e percorso quegli spazi dipingendo dei colori che tutte le volte sono sempre più magici. Sono come l’acqua che si è fatta architettura. Insieme, io e Luca camminiamo, verso il pozzo dei Veneti che ogni volta mi riporta ai racconti di chi si è affacciato per la prima volta, non sapendo cosa ci fosse sotto i propri piedi, a chi ha partecipato e condiviso alla realizzazione di un sogno. Io non c’ero, ancora, ma attraverso i loro occhi ho vissuto le loro esperienze, ho provato a immaginare anche solo lontanamente le emozioni.

Arriviamo veloci al pozzo dei veneti. Il celebre e tanto raccontato. Ho sentito così tante storie di difficoltà che sinceramente le mie aspettative erano altissime, come le mie paure. Ho cominciato ad andare in grotta da poco e più scendo più mi domando se ce la farò a risalire. Ma sono scesa.

Il traverso dei brividi fa più paura a guardarlo che non ad attraversarlo. Aggiungerei come tutto il resto.  Ci affacciamo alla finestra e vedo quella sorgente che tanto fa bestemmiare perché così misteriosa e ancora più affascinante per questo. Da dove diamine arriva l’acqua che scorre???? Questa la domanda irrisolta. “Quando la grotta se la tira, non si concede…” Luca non mi ha voluto dire come continua la massima di Cesare Raumer. La prossima volta che lo incontro dovrò chiederglielo.

Una benedetta fessura dalla quale l’acqua scorre e quel suono è divino. Ma mi fa sentire parte di essa e di uno scorrere inevitabile che ci allontana da dove e dove ci avvicinerà?

Giù la fessura e sopra nulla. PERCHÉ???? Grave Rotolo - Concrezioni

Che nervi non conoscere le risposte! Mi urta terribilmente..mi guardo intorno. Luca mi spiega quello che probabilmente doveva essere qualche millennio fa e continuiamo a guardarci attorno.

E così tra la voglia di capire e leggere la grotta, ci accorgiamo di una fessura poco più in alto, salgo io per prima. Il mio sederino fa un tantino fatica a passare ma mi consolo dicendomi che se non avessi passato tutta la mia infanzia e l’adolescenza a cercare per casa le cioccolate nascoste non sarei mai stata mossa da un’insaziabile curiosità,  che in quei casi pare si sia rilevata utile. Dopo aver fatto passare non poco facilmente il mio sederino attraverso un meandrino, davanti a me vedo un soffitto crollato. Entusiasta ed eccitata sposto le pietre che riesco a muovere, e cerco di vedere al di là. Vedo ben poco  pare ci sia una saletta, ma bisogna spostare una discreta quantità di sassi. La verità è che sebbene veda poco,  sento. Sento l’acqua che scorre da qualche parte e va,  e non è né l’acqua della sorgente che ci siamo lasciati poco sotto né quella dei veneti.  Allora che acqua è?

Aver sentito qualcosa, visto qualcosa non attraverso gli occhi ma attraverso l’udito, per la prima volta è indescrivibile, come poter raccontare quello che ho provato? Il cuore che batte a mille, il desiderio di fare, spostare, spingersi sempre più oltre, non fermarsi a ciò che abbiamo visto, ma andare oltre. È come quando leggiamo un libro e stiamo girando pagina per leggere quella successiva, non ci fermiamo mica all’ultima riga con la virgola, andiamo avanti e leggiamo oltre. Lì tra quei massi da spostare io ho lasciato la mia virgola e DEVO girare pagina per mettere un punto alla mia lettura. Si intende un punto provvisorio, sino a quando qualcun’altro di noi non scriverà un altro periodo. E sarà molto prima di quanto immaginiamo. Credo che ci si possa drogare di queste emozioni. Nonostante l’impossibilità di riconoscere gli attrezzi per il fango io mi definisco attraverso l’acqua che scorre nella grotta, attraverso il passaggio che ha disegnato. Io mi definisco attraverso il desiderio di andare avanti, continuare a scoprire. Io stanotte mi sono sentita viva,  ho messo i miei piedi lì dove nessuno li aveva  mai messi.  Muovere in un luogo sacro potrebbe essere un peccato, ma la grotta ci accoglie, perché la natura è sempre gentilerotolo e generosa, nonostante ce ne dimentichiamo spesso.  E quando, dopo l’eccitazione iniziale, ho dovuto incontrare la mia stanchezza durante la risalita,  immagino che questo sia un prezzo da pagare. Un masso piccolino mi sembrava una montagna, quante volte ho inciampato e quanto mi sono sentita un colpa per aver rallentato Luca. Saremmo dovuti uscire prima ma ero stanca, ho combattuto contro la mia stanchezza, ho dovuto rinunciare a portare un sacco, a finire di disarmare il pozzo dell’amicizia. Mi sono sentita un peso per la persona che era con me. Stanotte ho assaporato la bellezza dell’andare oltre e l’amaro della stanchezza che pesa per me e per chi è con me. Spingersi oltre, a volte significa spingersi oltre i propri limiti e le proprie possibilità. Ma questo ci insegna a vivere, a capire chi siamo.

Chi me lo fa fare?

Andare in grotta mi permette di conoscere me stessa e di essere chi sono e chi voglio essere.

 P.s. Questa esperienza mi ha fatto capire che devo smettere di cercare cioccolate per casa e cercare più spesso la mia bicicletta!  Quella mi sarà molto più utile la prossima volta. Ma nel frattempo mentre stava già albeggiando cosa c’è di meglio che di un buon cornetto al cioccolato??

Vitalba Ettore – GASP !