Gna’ omo 03.08.2013

Ci eravamo già messi d’accordo la settimana scorsa per venire a dar un occhiata alla zona di Monte Castelgomberto e Campo Cavallo,  ci troviamo quindi alle 8 al solito

Foto Idiota - Boa , Splash, Fiocco

bar prima della salita del Costo per salire in Altopiano di Asiago, siamo io, Filippo “Splash” e Andrea “Pelliccia” del Gruppo Grotte Trevisìol.
Saliamo in fretta con la mia auto, ci fermiamo solo un attimo per farci un panino a Gallio, superiamo Campo Mulo e al bivio prendiamo a destra in direzione della Piana di Marcesina.
Come sempre ci sono villeggianti che sarebbe meglio restassero a casa propria invece che guidare  ai 10 all’ora puntati con le loro auto e quindi dar fastidio a noi poveri uomini di montagna … niente niente si facevano superare da due in bici!!
Comunque riesco a superarli e a far mangiar loro la polvere e al successivo bivio giriamo in direzione Monte Castelgomberto, ma invece che continuare effettivamente fino al nostro obiettivo ci fermiamo su di uno spiazzo a lato strada che dà da pensare che in zona qualche buco lo dovremmo trovare.
Nel tragitto ovviamente vengono fuori le solite cazzate, fra le quali spuntan fuori i nomi per le future grotte che troveremo: Il Buso della Vichinga e il Buso del Geometro.
Dopo la foto di rito partiamo a piedi sperando di trovar qualche cavità interessante.
Ci dirigiamo in salita su di una strada forestale e neanche dopo 10 minuti di cammino individuiamo a lato strada, sul fianco di un abete, un inghiottitoio.
Facciamo i classici tentativi con in profondimetro che però non danno grossi risultati.
Parte un “Gna’ omo a infilarte!” quindi non posso tirarmi indietro, infilo caschetto e guanti e mi appropinquo nell’antro.Foto modalità Vichinghi! …. il “Gna’ omo” ci seguirà per tutto il giorno….
Scendo un paio di metri su materiale di crollo appoggiato con lo sputo ad un fianco di quest’ apertura non più larga del metro e mezzo di diametro, lancio un altro sasso e continuo a scendere diverticolandomi fra massi crollati dal soffitto fino a raggiungere, ahimè, il fondo del diametro di un metro e dove si riesce a stare solamente accovacciati.

Due piccoli pertugi continuano la discesa, ma sono assolutamente impraticabili, nel frattempo Filippo mi raggiunge e verificando l’effettiva impossibilità di proseguire definiamo il tutto con un “chiude inesorabilmente”!
Marchiamo il punto della grotta sul GPS con il nome di Buso della Vacca vista la presenza, sul fondo, delle ossa di una testa di vacca.
Il GPS ci dice che siamo alle pendici del Monte Sbarbatal …”mai sentio!”
Continuiamo lasciando la strada forestale e proseguiamo in mezzo al bosco di faggi ed abeti, separandoci e controllando ogni solco o crepa tra i campi solcati , ma per il momento non c’è nulla che ci attira particolarmente.
Ci ricompattiamo su un prato a forza di tirar urla superando nel tragitto delle paretine di roccia di alcuni metri di altezza seghettate orizzontalmente a strati di pochi cm.
Parlando fra noi abbiamo tutti e tre visto a terra dei grandi appezzamenti di roccia color rosso, ed abbiamo

Buso della Vacca

ipotizzato fosse rosso ammonitico.
Non essendo un geologo ho pensato di prelevare una scaglia di una ventina di cm per portarla a Laura per verifca… ora questa verifica non mi dovrebbe neanche più servire, leggendo Dimensione Buio ho trovato che le paretine che abbiamo superato in realtà avvalorano la nostra teoria sul rosso ammonitico, difatti sono calcari lastriformi appunto di Rosso Ammonitico appartenenti al Giurese Superiore (malm) … prendo per oro colato ciò che è scritto, spero di non sparar troppe cazzate!
Facciamo una pausa panino seduti nel comodo prato sotto un sole che scalda parecchio, ma neanche troppo fastidioso, d’altronde con una giornata così bella è un peccato andare ad infrattarsi sottoterra, meglio godere del bel tempo.
Proseguiamo in direzione Sud e continuiamo il lavoro di prima lla ricerca di buchi, senza però trovarne di significativi, solamente qualche grande campo solcato o qualche trincea ci traggono più e più volte in inganno.
Sono passate le due, torniamo sui nostri passi seguendo le indicazioni del Gps, esplorando una trincea militare che dà su un’apertura alta qualche metro, ma anche qui ci va male.
Arriviamo all’auto e dopo varie ciacole decidiamo che se il GPS è scarico, l’acqua finita e le pigne, cadendo dagli alberi, continuano a volerci trafiggere, forse, è il caso di dar ascolto a tutti questi segni del destino e dirigerci verso Campo Muletto per una birra.

Ma non ci arrendiamo, prima o dopo qualche buco lo troviamo!!
Ciao

Marco Boarin

 

Buso in trincea

Paesaggio alla Jurassic Park

Calcari Lastriformi del Rosso Ammonitico