f-rana

Beh che dire; all’improvviso sentii un terribile rumore,

come sassi rotolare.

Mi scorsi a guardare in tutti gli anfratti

del mio corpo e vidi, oltre i sassi rotolare,

lastroni sfrecciare veloci e incastrarsi fra loro,

capelli d’ angelo infilarsi sinuosi in qualche pozzanghera d’ acqua.

All’ improvviso il silenzio.

I sassi avevano trovato il loro equilibrio, la loro stabilità…

Fu lì che persi mia figlia.

Quel tappo di frana ci aveva separate per sempre.

Quel per sempre mi rabbrividiva.

E’ forte il pensiero che una madre nutre in fondo al cuore,

la speranza di riabbracciare la figlia.

Quel pensiero mi spezzo il cuore e mi addormentò

per lunghi interminabili migliaia d’ anni…

Quando quegli strani signori: borraccetta attaccata

di lato, con un filo a penzoloni, che si andava poi ad

attaccare su uno strano cappellino in testa, con attaccata una fiamma,

enormi stivaloni,

tuta rossa, come il fuoco della terra,

o verde, come il prato verde sopra di me,

oppure gialla, come la gelosia,

mi svegliarono, pensai subito a lei,

a come potrebbe essere cresciuta bene in questi anni,

se le sue stalattiti rintoccassero in un suono soave

al tocco delle dita di questi strani signori.

Pisatela si chiamava.

Non mi dava fastidio tutto quel chiaccherio,

anzi mi faceva compagnia:

io, vecchia, sola e stanca grotta.

non li odiai nemmeno quando cominciarono

a smartellarmi in testa.

Mi picchiarono, mi ferirono.

Rivoli d’acqua mi bagnavano il viso.

Lacrime di dolore, bagnavano i loro piedi.

Nei momenti di riposo gioivano e io gioivo con loro.

Più gioivano, più soffrivo e più gioivo.

Poi, gioirono sempre più forte, fino all’indimenticabile

urlo di libertà e felicità.

Le due grotte si erano ritrovate.

Madre e figlia, Rana e Pisatela, dopo millenni

si potevano riabbracciare.

Loro, i signori, non lo sanno ma ioli ho visti

sciogliere lacrime.

E io, in segreto, ho sciolto le mie con le loro.

Ga!

“G.G.S.”

17 Marzo 2012