Campo Speleo 2019

Campo Speleo 2019
Dal 4 agosto al 6 agosto 2019

Da tempo si parlava in Gruppo se fare o meno il Campo quest’anno, alla fine il Direttivo decide per la prima settimana di agosto, ma tra lavori, impegni e quant’altro non avremmo potuto avere sufficenti speleo per coprire un lungo periodo di tempo, oltretutto l’unico che si era reso disponibile ad organizzare era Davide “Scrauso” Lotto, nel GGS da circa un anno, con tanta voja de far ben, ma con inesperienza a livello di campi.
Un paio di anni fa avevo deciso di chiudere la mia esperienza come organizzatore di campi.
Ricordo ancora il primo campo, penso fosse il 2008 o il 2009, in tenda piantata tra i mughi per non “dare nell’occhio” per un paio di giorni sotto l’acqua, con la pastasciutta scotta e la fetta di mortadella sparita alla sera e ritrovata sulla culatta di flavio, che dormiva con me in tenda, solamente la mattina seguente… e i giri per Campo Gallina col pickup di Flavio, la giovanissima Alice (na creatura diria me suocera), la piccola con pochi mesi di vita di Fanny e Marco, il Rifugio Tre Fontane per sfuggire all’acqua, la scoperta di un pozzone da 170 metri di profondità rivelatosi poi accatastato erroneamente (e altri speleo extra GGS che ci guardavano strano perchè le battute di ricerca le facevamo con la corda da cento) e la prima volta a far mugghing.
Dall’anno dopo ho sempre dato una mano ad organizzare finchè non son diventato l’organizzatore, prima con Moreno, poi con Flavio e con gli altri che si sono spesi come Marco Enel o Max Ciabatta.
Poi il mio ultimo anno da organizzatore, nel 2016, prima di andar fuori Italia per una stagione, dove avevo decretato sarebbe stato l’ultimo.
Ma cosa faccio?

Lascio uno che ga voja de far ben, ma senza averlo mai fatto, da solo, ad organizzar un campo speleo?
NO.
Decidiamo di ridurre a pochi giorni il campo per ridurre all’osso le spese e ottimizzare quanto più le attività e il numero degli speleo.
Quindi ci troviamo io e Scrauso, non più di tre settimane prima della data clou, a chiamare i responsabili di Malga Boscosecco che da anni ci ospita e che conosco molto bene, a decidere il menù, capire quanta più o meno acqua (…e vin e birra) ci servirà, a scarrucolar materiale giù per la palestra in sede cai per non star li a far 6 rampe di scale, ovviamente a cercare partecipanti al campo e vedere se riusciamo a sbolognare loro un po’ di materiale… in due è dura, il materiale da portar in malga è veramente tanto, tanto che il we prima del campo riesco a farmi dare le chiavi in anticipo dalla pro loco e riesco a far un giro a Boscosecco già che son in altopiano per altri motivi (anche se in realtà son tutto da un’altra parte e per arrivar a Boscosecco mi ci voglion 40 km).
In qualche modo ce la facciamo, arriva il giovedì prima del campo, carichiamo quanta più roba ci possa stare nella mia e nell’auto di Scrauso e scarichiamo qualcosa del restante a Flavio e Miguel.
Finiamo di lavorare venerdì 3 agosto sul presto (mezzogiorno io ero già fuori), passo a prender la carne, la benzina per il generatore, doccia, ed è già ora di trovarmi con Scrauso che nel frattempo è andato a recuperare ancoraggi e generatore.
L’idea iniziale è quella di salire già nel pomeriggio, in anticipo per cominciare a sistemar la malga, tagliare quel che riesco di legna e preparar il letto, ma il tempo tambura e piove a secie roverse.Vo su a far cosa?
Decidiamo di trovarci prima di cena, salire verso Gallio, pizzetta e poi malga, sperando il tempo ci dia tregua.
Così facciamo e alle 20 di venerdì 3 agosto siamo in Malga Boscosecco. 
Scarichiamo le macchine, sistemiamo alla bell’e meglio il materiale e poi possiamo prender fiato un minuto a fare i romanticoni a lume di candela tra birra e briscola (romanticoni è ironico ovviamente, solo che non avevamo cazzi di accendere il 

generatore per usarlo un’ora).

Sabato 4 agosto

Ci svegliamo con calma e alle 8 siamo già operativi dopo una leggera colazione.
Avevo già individuato una paio di piante da tagliare, sufficentemente comode da portar in malga e molto meno bagnate del resto del bosco grazie ai rami che hanno tenuto sorretto la parte 

centrale.
Roncola in mano taglio via i rami dei due pini e nel mentre il mio socio taglia il tronco a misura di un paio di metri con il motosega.
Trasportiamo con non poca fatica il risultato del nostro lavoro fino alla malga, pausa goto de nero, ulteriori tagli a misura col motosega e xo de menarotto.
Saran le 11 ormai e siamo ancora al lavoro quando iniziano ad arrivare i primi partecipanti al campo, Mirco e Natascia, che tempo di scaricare il proprio materiale ci lasciano continuare con il taglio legna (giustamente) e vanno a farsi un bel giro a piedi.
Poco dopo arrivano,scaglionati, Flavio con Alice e Nick Basalto, Marco “Pietro il bello” Pietrobelli, Strapaz, Ade con Miguel ed Ubi con la moglie Federica e il piccolo Alessio.
Abbiamo solo una mezza giornata di luce ormai, ci prapariamo (i bimbi decidono che il retro del pickup di Flavio è il loro posto) e via verso il Monte Zingarella attraverso le strade sterrate che possiamo percorrere solo grazie ai permessi concessici e all’impegno di chi ha liberato la strada dagli alberi abbattuti lo scorso anno dalle forti raffiche di vento che hanno colpito in più punti l’Altopiano.
Già alle Melette si vedeva lo scempio causato dai cambiamenti climatici ed ora ci stiamo praticamente passando in mezzo.
Arriviamo a Malga Zingarella senza trovare i nostri amici malgari, peccato.
Scarponi ai piedi, sacchi in spalla direzione Buso della Neve.
La salita è più erta e più lunga di quel che ricordavo (nulla di che, solo che non go più allenamento).
Probabilmente adesso farò casino con le squadre, ma amen.
La squadra explo, sceso il primo tratto attrezzato fisso qualche anno fa con corda d’acciaio, fa armare Ade fino a raggiungere le rimanenze di neve del fù tappo.
Pensare che anni fa avevamo messo dei bidoni come quelli di Malga Fossetta per poter passare attraverso la neve, dopo aver scavato la bellezza di una decina di metri di neve ed aver così creato un passaggio, su quello che era un vero e proprio tappo per la via del fondo e adesso… adesso resta solo un terrazzino giusto all’altezza del cunicolo (terrazzino sul quale spunta bella in vista la punta di una bomba della guerra mondiale …na roba che sarà stata un dieci kg di peso, e senza culo).
Metri di neve sciolti… e ancora hanno il coraggio di dire che il nostro pianeta non sta cambiando, che coraggio.
La squadra si dirige verso il Ramo MA.MA.MA., memorie dicono che potrebbe esserci qualcosa di inesplorato (Miguel, Ade, Pietro il bello, Scrauso, Ubi , Strapaz) … ma di questa explo scriverà a breve Scrauso.
A loro completa discesa, la squadra pazzoidi, ovvero io e Flavio (che ghemo passion de ghiacci sciolti e frane) vogliamo vedere le condizioni dello scongelamento dei ghiacci di Sala Mediana e puntar il naso sul pozzone di Sala Zero.
Arma Flavio e io doppio appena si trova al sicuro.
Sgocciola abbondantemente ovunque.
Si scoprono vecchi tronchi usati in guerra e le morfologie sono in continuo cambiamento.
La neve è soffice sotto gli scarponi e la colonna di ghiaccio al centro della Sala Mediana sta andando in frantumi.
Nonostante tutto, nuove morfologie date dalle percolazioni di acqua si stanno creando e il freddo persiste tenace sul fondo della sala.
Palline di ghiaccio si sono depositate verso il fondo della neve prima di arrivar al ghiaccio perenne, quasi come fosse riuscito a grandinare fin dentro la sala.
Flavio si addentra nel rimasuglio di cunicolo che porta a Sala Zero, anche qui è tutto ammorbidito, fino al primo tiro di pochi metri di corda, ma gli ancoraggi non sono raggiungibili facilmente, sia perchè ormai son troppo alti, sia perchè senza ramponi si può solo che scivolare.

Flavio esce un cellulare professional con un mucchio di app fighe.
Riesce ad usarlo per misurare la temperatura del tratto di grotta in cui ci troviamo, singolarmente del ghiaccio e delle rocce.
L’aria c’è e il freddo sembra essere nella norma, lo dimostrano i dati rilevati dal cellulare di Flavio, ma allo stesso tempo una concrezione di ghiaccio davanti i nostri occhi, una serie di colonne del diametro di poche decine di centimetri, si frantumano anche solo a guardarle.
Facciamo un video dove appena toccandole queste cedono come tessere di un domino.
Torniamo al fondo di Sala Mediana, il distaccamento del ghiaccio dalla parete è aumentato ancora dallo scorso anno.
“Marco, fame da corpo morto valà che vao vedere”.
Sto li a ghiacciarmi il culo una mezz’oretta comoda (tanto che ho lasciato lo stampo dell’imbrago sul ghiaccio) per far sicura a Flavio che scende tra ghiaccio e roccia.
C’è un sacco di rimasuglio franoso, ma c’è anche un motivo per tornare, difatti Flavio si addentra per parecchi metri all’interno di un cunicolo che soffia aria verso l’interno della sala, forse motivo aggiuntivo dello scongelamento del ghiaccio.
Inoltre la direzione che sembra prendere è quella di una frattura ben visibile da fuori grotta.
Comincio ad uscire intorpidito dal ghiaccio, Pietro il bello scende a spiocciare la sala e dopo poco Flavio risale.
Neanche farlo apposta troviamo la squadra explo che sta uscendo sicchè in breve tempo raggiungiamo le auto e arriviamo in malga dove Mirco, Natascia, Fede e Alessio si son già premuniti di preparar una pasta, ovviamente ignari avremmo fatto grigliata questa sera.
Triboliamo non poco col fuoco e con la stufa, purtroppo la legna fatta non era poi così asciutta nonostante fosse probabilmente la migliore avremmo potuto trovare.
Mangiamo verso le 23, per fortuna Mirco ha l’intuizione di metter la legna sopra la stufa ad asciugare… che fame, per fortuna abbiamo il vino, le ciaciole e Jenga a tenerci compagnia.
Nel mentre arrivano anche Andrea “Cicci” e Ugo.

Domenica 5 agosto

Manca all’appello il campanaccio da vacca che Nick Basalto era solito usare per svegliare tutti sicchè il risveglio è reso comunque traumatico dai coperchi delle pentole (sempre by Nick ovviamente).
Arrivano Max e Angela Pasqua.
Colazione, confusione per trovar la metà della giornata, preparazione pranzi al sacco e partenza: direzione Bivio Italia.
Ugo, Ubi, Pietro il bello, Mirco, Strapaz, Cicci, Alice, Ade, Miguel si dirigono a piedi verso Cima 12.
Obiettivo trovar la grotta sulla cima del monte e abisso C9 cosa che non gli riesce causa infrattamento nei mughi a quote leggermente inferiori e ritrovamento di grottine di minor rilievo semi esplorate che però non sembrano aver dato adito ad elementi degli di nota esplorativa.
Tutti gli altri a Campo Galina.
Scrauso, Max e Angela Pasqua vanno a scendere il Buso Novo alla ricerca di nuove vie esplorative.
So che qualcosa di nuovo è stato esplorato, ma anche qui spetta a Scrauso descrivere dettagliattamente.
Natascia, Fede e Alessio trekking tranquillo con visita al risistemato bivacco di Campo Gallina ad opera di Albertino del Gruppo di Primiero e Mao da Meda del GGTrevisiol.
Io, Flavio e Nick Basalto cerchiamo la grotta della Soldanella.
La troviamo in mezzo ai mughi senza troppe difficoltà, nella stessa macchia di mughi battuta lo scorso anno, solo che lo scorso anno non trovammo la Soldanella.

 

 

Individuiamo il posto più “comodo” per attraversare i mughi ed arrivare nel punto che ci sembra più agibile per l’addentramento in grotta.
Flavio arma e nel mentre io e Nick prepariamo un autostrada fra i mughi, si sa mai che si apra qualche prosecuzione.
Non scendo, cedo il mio discensore a Nick che raggiunge Flavio (el xe proprio bravo sto bocia).
La grotta si presenta con uno spesso strato di ghiaccio, trasparente, pressocchè invariato dalle memorie di Flavio, perfetto per far foto, in stile Busecca.
Purtrppo la grotta non dà prosecuzioni evidenti quindi lasciamo il posto (adesso in modo agevole) e raggiungiamo gli esploratori del Buso Novo che nel mentre sono usciti.
Saltiamo sul pickup e torniamo verso Bivio Italia dove ritroviamo anche la squadra di Cima 12.
Sono già le 18.
Torniamo in malga e iniziamo subito a preparare la cena, non ci vogliamo prender tardi come la sera prima.
Troviamo Spillo con il figlio Leo e il nuovo arrivato in gruppo Leandro… e un can.
Stasera le difficoltà con la legna non ci sono e riusciamo a finire di mangiar

 

e quasi troppo presto.
Salutiamo Flavio, Alice, Nick, Mirco, Natascia, Ugo, Max Pasqua…. il campo si è già un ben svuotato.

Lunedì 6 agosto

Niente Nick Basalto a svegliarci oggi… almeno le orecchie sono salve.
Oggi direzione Monte Ortigara.
Arriviamo al piazzale Lozze e iniziamo la salita al Monte Lozze, è caldo e arrivati alla chiesetta commemorativa siamo tutti abbastanza sudati.
Visitiamo la chiesetta con i reperti bellici e successivamente passiamo per una birra (nel dubbio) dagli alpini al bar poco sopra.
Da lì parte un percorso segnato all interno di trincee e vecchi baraccamenti di guerra molto ben ristrutturati.
Ovviamente ci addentriamo nei cunicoli labirintici, perdendoci di vista man mano che proseguivamo, daltronde siamo speleologi e buso xe buso.

 

Ripartiamo in direzione Ortigara fermandoci di tanto in tanto fino ad arrivare ai piedi del monte.
Notiamo degli sprofondi li vicino.
Chi corre verso uno chi verso l altro.
Interessanti fenomeni carsici, ma che però fermano lì nonostante proviamo a muovere materiale e a metter naso un po’ ovunque.
Continuiamo la salita passando per gallerie militari e viste sulla valle sottostante … beh, viste a sprazzi, una fitta nebbia inizia a venirci incontro coprendo tutto.
Arrivati in cima Ortigara relax attendendo gli ultimi ritardatari fermatisi ad esplorare ulteriori gallerie, panin, birretta e bon, è ora di iniziare la ricerca di nuove grotte, motivo per cui siamo qui oggi.
Sgiaroni, buse e vecchi baraccamenti diroccati la fanno da padrona.
La guerra ha fatto danni, mica così semplice cercare grotte.
Spillo ricorda che erano già state fatte battute dal nostro gruppo nel ’93/’94.
Cicci con il cellulare consulta il catasto regionale e cerca di dirigersi in direzione di alcuni sprofondi e alcune doline segnalati.
Trovano e scendono l’“Abominevole”, grotta esplorata negli anni del precedente campo che però chiude inesorabilmente.
Io e Leo ruschiamo fra frane varie cercando anche il più piccolo buchetto quando trovo una esigua fessura che entra nella roccia.

 

 

Si fa anche fatica a definire se sia militare o meno in certi casi.
Faccio entrare Leo, xe giusto che i giovini faccia fatica.
Si acuccia per entrare nel buco trovato, muschio a terra, avanza per qualche metro e tikka in testa vede una naso di roccia e non capisce se c’è aria.
Ok, entro io carponi, dopo un paio di metri curva leggermente a sx per infilarsi sulla parte alta di un meandro a buco di serratura, troppo stretto per me, ma aria sembra esserne.
Bene, ma meglio chiamare i magri prima di pensare a un eventuale disostruzione.
Urliamo a Scrauso e Leandro di raggiungerci e man mano ci raggiung

 

ono anche gli altri nostri compagni.
Si preparano, o meglio, si prepara Scrauso mentre Leandro entra vestito così com’è, ovviamente per poi uscire smerdato come non so cosa.
Insomma va a finire che anche loro confermano la presenza di aria, passano lo stretto passaggio e raggiungono uno sprofondo di un paio di metri, armano e scendono anche se con un poca di difficoltà (pensate se provavo a passare mi… hai voglia!).
Trovano una saletta di crollo, ma purtroppo l’aria si perde in frana.
Peccato per l’aria, ma meglio così alla fine, se fosse proseguita bisognava pensare a far un secondo campo in zona perchè partire ogni volta dal piazzale lozze la xe lunga!
Nel dubbio, io e Spillo gli tappiamo l’uscita dalla grotta con na bella masiera, xe giusto che i tribole un poco.
Comunque diamo un ultimo occhio (sempre in mezzo agli sprazzi di nebbia di prima) nei dintorni ed è ora ormai di tornare sui nostri passi.

 

Ah, dimenticavo, nel mentre trovo una famiglia di escursionisti e mi fermo a far una parola, l’uomo mi parla dei monti dei dintorni e di vicissitudini varie, mi racconta del bastone che tiene in mano, mi racconta da dove arriva, dice che glielo ha dato un qualche parente ed appartenenva ad un nonno, alpino, e dopo cinquant’anni (non so che conti abbia fatto) quello stesso bastone era tornato in ortigara, era salito per la bellezza del posto e anche per quel bastone.
Scendiamo il monte e torniamo dagli alpini per uan birretta e poi alle auto.
Son in auto con Spillo, Leo e Leandro, mentre gli altri tornano in malga noi la facciamo un po’ più lunga.
Prima avevo accennato ad un cane, bene, una donna lo stava cercando il pomeriggio che Spillo e co. son arrivati a Boscosecco e loro lo trovano in un buchetto.
Lo riescono a tirar fuori senza non pochi problemi, il cane è diffidente, ringhia e saria da assarlo là, ma lo riescono a restituire alla padrona che prodiga (manco mal!) ha lasciato detto al malgaro di Malga Busa Fonda di darci del formaggio qual’ora fossimo passati e che lei sarebbe ripassata a pagare.

 

Quindi nel dubbio l’abbiam fatta lunga per recuperare il premio, ma, come se non bastasse, per strada troviamo due donne che ci fanno cenno di fermarci e ci chiedono numi sul dove fosse campo mulo.
Lunga ancora, molto lunga, Spillo le fa caricare in auto, già che siam di strada così scopriamo che erano in malga adriana con i loro uomini e li son stati informati di prendere per il bosco per arrivar a campo mulo sicchè han girato ore fino a riuscire a tornare sulla carreggiabile sterrata.
Roba da perderse!
Gli uomini sfiniti li hanno lasciati sul bivio tra lozze e fossetta, cioè, le donne son scese e gli uomini sfiniti son restati là? Va beh…
Le accompagniamo a campo mulo e andiamo a busa fonda, recuperiamo del vezzena, dell’asiago e una caciott,a tutti prodotti loro di malga, e tutto molto molto buono.
Al ritorno in malga ce la ridiamo pensando a sti due uomini finii daa vita e le donne giù a cercare la strada verso le macchine.
Spillo fa che era la soluzione migliore caricarle in auto, sia mai che il soccorso venga contattato in caso di non arrivo alle auto, gli sarebbe toccato uscire anche lui alla ricerca di queste due povere donne disperse nei boschi… dura trovarle.

 

In malga il formaggio gratis viene divorato.

 

Martedì 7 agosto

Spillo e Leo son tornati in valle.
Per noi è ora di chiudere il campo.
Tutti si prodigano per sistemare la malga che ancora una volta lasciamo lustra.
Prima di mezodì abbiamo finito.
Le auto straripano di materiale (soprattutto la mia e quella di Scrauso), e dobbiamo per forza sbolognare una cassa a Cicci.
Io scendo accompagnando a casa Leandro, ho iltempo un po’ tirato per portar le chiavi della mlaga alla pro loco prima che chiudano.
Gli altri decidono di farsi il giro dei Castelloni di San Marco.

Chiuso ufficialmente il Campo Speleo GGS 2019

Considerazioni:
nonostante il pochissimo tempo siamo riusciti a far esplorazione in grotta, mugghing, trekking battendo varie zone dell’altopiano ed avendo una buonissima affluenza di speleologi senza aver fatto pubblicità ad altri gruppi.
Il testimone ora passa a Scrauso, ora ha idea di cosa voglia dire organizzare un campo e potrà dare il suo contributo in modo ancora migliore per gli anni avvenire.

Boa – GGS
p.s.: ci sarebbero altrettante cose da dire, ma diventerei veramente troppo prolisso