Buso dietro il Priaforà 25.10.2014

Visto che nessuno finora l’ha fatto, si dai che butto giù due righe sull’uscita che abbiamo fatto sabato scorso, 25 Ottobre.
Scopo dell’uscita andare a vedere il buco dietro il versante nord/ovest del monte PriaForà  trovato dal fiuto di Franco Reghellin agli inizi degli anni 2000 e ritrovato, dopo una estenuante e faticosissima ricerca, da me e da Igor due settimane fa.
Ci troviamo all’appuntamento su ai Rossi, ore 8,00, in prossimità del bivio per M.Novegno, io, il Fer e suo figlio (12 anni) Giuliano, Marco (enel) , Andrea Boschetti e Luis Boeris.
Dopo un po’ arriva anche il Morejo. Novegno_2008
Su tutti fino in cima al Novegno, e dopo una galoppata, aiutati dal 4×4 del Fer, tutti al Passo di Campedello.
Comincia ora una bella sfacchinata lungo il versante del Monte Giove prima e Pria Forà poi, seguendo l’utile traccia di una trincea militare, attraverso boschi di faggio stupendi e selvaggi.
Dopo circa un’ora ci troviamo sulla verticale del Buco, ma cento metri di quota più in alto.
Allora giù per un canalone ripidissimo, abbastanza faticosetto e pericoloso tanto che il Fer perde il suo super zaino (40 kg di peso…) fermato in tuffo dal sottoscritto  trenta metri sotto prima che finisse in fondo alla valle. Insomma, bene o male, dopo un’altra oretta siamo tutti davanti al buco.
Il Fer si occupa subito di preparare la graticola all’interno del buco, per via del pericolo di incendi, e mette sul fuoco una decina di braciole… e la sua specialità… Io e Marco entriamo nel buco, sono ansioso di vederlo…
Dopo uno stretto meandrino iniziale si presenta un bel pozzo armato ancora una dozzina d’anni prima da Franco Reghellin con una corda da 52m, messa bene.
L’armo si presenta benino, la corda e gli attacchi sembrano ok.
Scendendo ne cambio uno per sicurezza.
Il pozzo è semplicemente stupendo, roccia viva, l’acqua ha lavorato bene. Priaforà
Dopo una sequenza di 4/5 salti atterro sul fondo del pozzo, profondo in totale una 30ina di metri.
Noto la presenza di un filone basaltico (?), speriamo in bene.
La via continua in una spaccatura meandriforme, “lavorata” un po’ già dal Franco antico.
Dopo un ultimo salto di circa 5m attrezzato con corda sono sul fondo. E qui si presenta la “strettoia” citata a suo tempo dal Reghellin.
Mi ficco dentro al meandro stretto per tre metri buoni.
Interseco una frattura in corrispondenza di una curva.
Davanti stringe un po’….bisognerà scavare.
Ma il posto mi piace un sacco e mi ispira davvero tanto.
C’è anche una discreta corrente d’aria che avvalora le mie speranze.
Ci tornerò di sicuro.
Questa è una grotta che va, basta lavorarci.
Marco mi segue a ruota, va a vedere anche lui e poi tutti e due fuori.
Gli altri hanno già mangiato la loro parte di braciole e “luganeghe”, ora tocca a noi: che buone!
Io aspetto fuori, il posto è magnifico.
A turno tutti scendono sul fondo, anche Giuliano: bravo!
Mi dicono poi che hanno “ lavorato” sul meandro iniziando gli scavi con i soliti nostri mezzi convincenti…Bene.
Una volta fuori iniziamo la risalita del canalone che si rivela il vero osso duro della giornata.
Per la prossima volta il problema sarà risolto, trovato l’inghippo (!)…Ah, dimenticavo: al pomeriggio ci raggiunge  Simone, in maniera un po’ avventurosa; del resto i posti sono davvero selvaggi ed isolati, lo sapevamo.
In pratica ci sentivamo “in culo al mondo…”.
Simo è stato più che prezioso perchè esegue anche il rilievo del buco, con il suo stupendo apparecchio Disto-X.
Dopo la penosa risalita, che ho attrezzato con le corde a disposizione (utilissime..) ci avviamo lungo la trincea per il ritorno.
Il Morejo mi dice che la strada in questo senso le è sembrata più breve…mah, sarà stato per via delle nostre discussioni politiche…speremo che si “ravveda” (!!!??).
Al ritorno, dopo la discesa dal monte, fermata a S. Caterina per una birra al ristorante  “da Giancarlo”.
E quindi poi tutti per la propria strada.
Conclusione: giornata stupenda, in tutti i sensi.
Ottima compagnia.
Ci sarà senz’altro un seguito.
Ciao
Cesare Raumer