Buso della Neve -Monte Zingarella- 05/09/2020

Quest’oggi, l’idea è di tornare al Buso della Neve di Monte Zingarella, per proseguire con la ricerca di una prosecuzione che by-passi la frana del fondo -200. Il giorno di Ferragosto si è iniziata una risalita che dai piedi della frana del fondo arriva a 15 20 metri più in alto dove si poggiano i piedi ai lati di un meandro sfondato. Da questo punto il progetto è salire ancora con la speranza di intercettare qualcosa di interessante. Dal basso l’occhio si perde nel soffitto della sala che a momenti sembra aprirsi in pertugio e in altri chiudersi ermeticamente.

Siamo in 4 persone, Flavio, Albertino, Scrauso ed io (Beautiful, tra gli altri nomi). Arrivati alla malga  parcheggiamo e ci incamminiamo per il sentiero carichi come sempre, tra il materiale essenziale per il lavoro, the caldo e brodino da preparare in loco.

Albertino e Flavio

 

Parte Scrauso ad armare l’ingresso seguendo indicazioni di Flavio sulla direzione di armo, uno alla volta arriviamo alla base del meandro e via si riparte direzione pozzo dell’Aio, scendiamo il Gran Coniglio e poco dopo siamo ai bollini rossi. Qui, io e Scrauso, avendo accumulato un leggero vantaggio sugli altri prendiamo la via alta e diamo una veloce occhiata memori dall’uscita precedente in cui sbagliando strada mi son ritrovato in un posticino interessante. Torniamo dai compagni che ci aspettano ai bollini rossi e decidiamo di dividerci in due squadre, quindi, io e Flavio rimaniamo in alto mentre Albertino e Scrauso prendono la via del fondo per ripartire con la risalita già impostata.

Con Flavio facciamo presto a raggiungere il posticino trovato in precedenza, ci sono segni evidenti di disostruzione lungo il meandro che corre proprio al di sopra della via del fondo. Arriviamo ad una saletta di crollo sbarrata da una frana dove si vede bene la possibile prosecuzione, infatti la diaclasi di fronte a noi è chiusa da massi per i suoi 2/3 e l’idea di poterla oltrepassare con una breve risalita di poco più di 3 metri ci entusiasma. Ci guardiamo intorno e scorgiamo a lato della saletta un grosso pertugio dal quale si riesce a guardare giù e quando iniziamo a sentire le voci e vedere le luci dell’altra squadra ci rendiamo conto di essere qualche bel metro al di sopra della risalita che stanno portando avanti loro. Con difficoltà riusciamo a comunicare e ben presto si decide di mettere in pausa la risalita del fondo per cimentarci in quest’altra più breve.

Scrauso, Beautiful, Flavio

 

Attendendo di ricompattare il gruppo io e Flavio piantiamo il primo attacco e già riesco a mettere il naso di là, l’ambiente ancor più interessante, il problema è che la diaclasi in quel punto è davvero stretta. Arrivano gli altri e riparte Scrauso con il secondo attacco, oltrepassare quel punto stretto sembra infattibile. A ruota prima Flavio poi Albertino a colpi di mazzetta e scalpello, vecchia scuola, disotruiscono ancora di più il passaggio, ecco quindi che dopo poco passo di là. L’ambiente svolta a sinistra e si ritorna sullo stretto, peccato penso io, torno sulla diaclasi e armo per gli altri che attendono infreddoliti. Salta su Scrauso che inizia a colpi di mazzetta e scalpello ad aprire una via, nel frattempo Flavio prova a raggiungerci ma il passaggio è ancora troppo stretto, cerchiamo insieme di disostruire, io da una parte, Flavio dall’altra. Nulla, il pietrone è troppo grosso e ben assestato per venire via. Tenta anche Albertino purtroppo senza riuscire.

Flavio e

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Albertino disostruzione sulla diaclasi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si decide di iniziare ad uscire ma un’altra mezzoretta, io e Scrauso la dedichiamo ancora. Mazzetta e trapano alla mano riusciamo ad aprire un piccolo varco che permette a Scrauso, spoglio di attrezzi e casco, di passare e andare ancora un po più avanti, qui uno sfondamento sembra buttare in direzione del fondo, troppo stretto l’ingresso ma ad occhio poi allarga un po’, piu avanti un laminatoio anche questo da disostruire. Tanto, Troppo lavoro ancora, mezzora è passata e non abbiamo i mezzi per proseguire, ci incamminiamo verso l’uscita.

Raggiungiamo Albertino e Flavio che risalgono l’ultima corda a cielo aperto, guardando qua e la scorgo semi sepolta il pezzo di bomba che ricordavo aver visto l’anno prima, sembrava sparita, la raccolgo e la posiziono all’ingresso, almeno la posso vedere anche la prossima volta.

Salgo e disarmo, su consiglio di Flavio provo ad appoggiarmi sul tronco di pino che da tempo immemore è sepolto nel tappo, nessuna reazione, ancora ben saldo nel ghiaccio che pian piano si scioglie.

Ci dirigiamo insieme all’auto con molte domante e perplessità sul futuro dei lavori ma una cosa è certa, ci ritorneremo.

-Text by Marco Pietrobelli (Beautiful)      -Photo by Davide Loto (Scrauso)