Abisso del Novegno per neofiti 18.11.2012

Ho sempre avuto una qual certa forma di ripudio nell’affrontare l’Abisso del Novegno, il suo vuoto così enorme mi ha sempre spaventato molto.
Eppure la proposta di Moreno di fare solamente il primo pozzo, il 50, per portar dei suoi amici alla prima esperienza in grotta mi suscita una certa curiosità.
Ci troviamo quindi mooooolto presto al parcheggio della chiesa del Timonchio, siamo in 6.
Speravo di trovare per strada un panificio o una bottega aperta, ma ahimè oggi mi tocca stare a digiuno, porto con me solamente la fidata coca cola, salvezza di chi come me subisce gli attacchi dei sabati sera.
Percorriamo velocemente la sterrata che porta d’apprima a Malga Pianetti e successivamene in Busa Novegno, cominciamo a scaricare il materiale ed ecco la sorpresa del giorno.
“Gabry, ma la to roba do xela?”
Ecco, tanto per cambiare manca qualcosa, non so se Gabry o Morejo si son scordati di prendere lo zaino della Gabry… Massimo si propone di saltare l’uscita ed andare a farsi un giro a piedi mentre noi scendiamo l’Abisso, ma non se ne parla!
Morejo quindi scende nuovamente a valle a recuperare il tutto.
Nel frattempo  ci facciamo un giretto in Busa alla ricerca della cavità, cosa che però ci riesce difficoltosa visto che Morejo è l’unico del gruppo che si ricorda dove sia.
Vabbè..
Dopo circa un oretta, al suo ritorno, ci incamminiamo lungo l’impervio pendio alberato che porta all’ingresso dell’Abisso.
Come fossimo dei giocolieri equilibristi ci cambiamo e sistemiamo l’attrezzatura ai neofiti Massimo, Marco e Valeria.
Morejo parte ad armare il corrimano che parte dall’esterno e velocemente si accinge sul P50, deve prima però trapanare e aggiungere un multi-monti per sicurezza, gli armi del fù luglio 1993 hanno risentito degli anni… e nel dubbio…

Moreno si accinge a scendere il pozzone …non senza i soliti santi che eccheggiano dalle viscere quando qualcuno si “intorcola”.
E’ ora il momento della prova del 9: la discesa da parte dei neofiti.
Faccio loro da istruttore e uno dopo l’altro Marco, Valeria e Massimo si accingono per la prima volta ad utilizzare attrezzatura e manovre per loro nuove… e lo fanno su un pozzo da 50!
Se all’inizio della mia carriera mi avessero proposto una cosa simile avrei di certo declinato l’invito, invece loro, seppure agitati e impacciati, scendono senza troppe difficoltà il pozzo, sicuri del fatto che Morejo dal fondo è pronto ad intervenire in caso di bisogno.
Scendo per ultimo per verificare la possibilità di un secondo armo in modo da velocizzare l’uscita.
E’ anche per me la prima volta qui all’ Abisso del Novegno, ne resto affascinato e ogni paura svanisce, sarà per l’abitudine o sarà perchè so che la distanza che ci separa con l’esterno è minima.. mah..
Il fondo presenta una piccola parte spianata e lucidata dall’azione dell’acqua e subito un saltino che Gabry si sta accingendo ad armare.
I compagni d’avventura sono tutti rannicchiati su un angolo rialzato della base del P50, ben fuori della verticale, dove sono presenti diverse quantità di guano ed ossa di pipistrello.
Gabry finisce d’armare e Morejo fà scendere uno dopo l’altro i nostri, mentre nel frattempo io trapano uno sperone di roccia per avvitare un multi-monti di sicura nel caso l’armo di Gabry ceda.
Questa volta la discesa è leggermente più complicata, le manovre aumentano, c’è da passare un frazionamento, cosa per noi banale, non certo per loro.
A discesa completata, ad uno ad uno proviamo ripetute volte le brezza dell’ ignoto con il classico lancio del sasso.

Riecheggianti eco e fragori di percussioni rimbombano salendo fino al nostro udito e facendo tremare la base dove i nostri piedi poggiano.

Felici e contenti, Gabry in testa, cominciamo a risalire verso la luce.
“Libera!”
La seguo più velocemente possibile, subito dopo Marco, la velocissima Valeria e Massimo che risente un pochetto degli anni, tutto sommato però piacerebbe anche a me arrivare a 60 anni ed aver ancora la forza per prodigarmi in attività del genere!
Morejo esce disarmano, lasciando all’Abisso la sua riscossione per la bella giornata di una placchetta, incastratasi in un fix che ora gira a vuoto.
Tutti si cambiano e recuperiamo la corda velocemente, comincia a far scuro e ora ci attende la parte più faticosa della giornata, la risalità per ritornare in Busa.
L’erto pendio mi constringe a tratti ad avanzare carponi tanto è ripido.
Fortunatamente le condizioni meteo non hanno minimanmente badato alle previsioni dei metereologi della tv, se avesse piovuto sarebbe stato un bel problema risalire.
Affaticati attraversiamo in tranquilità la Busa illuminandoci il cammino con i caschetti, ormai è scuro.
Arriviamo alle auto e Marco preleva dalla sua una buona bottiglia di Prosecco ad incoronazione di una giornata andata decisamente nel verso giusto.

Boa